Ricordo esattamente quando in occasione di una deliziosa visita nella cantina
Caparsa di Paolo Cianferoni tra le bottiglie da acquistare scelsi il Caparsino 2007. Paolo aveva raccontato con quella passione un po' velata di antica rassegnazione contadina, che a volte si cela nello sguardo di chi sta con la terra, le gioie e i dolori dell'essere vignaiolo a Radda. Lui che tra le rocce calcaree dell'alberese e gli spicchi friabili del galestro, segue le stagioni delle vigne di Caparsa dal 1982. Stagioni a volte clementi, a volte che portano alla rabbia e alla preoccupazione, perchè il vino si fa sotto il cielo e non tutto è nelle mani dell'uomo.
Ricodo che raccontando del suo Chianti Classico Caparsino Riserva usava costantemente due parole: tipicità e longevità. L'espressione del territorio diventa ancor più veritiera nella misura in cui l'uomo che se ne prende cura tratta la vigna come un antico colono, gli abitanti che si insediavano in un luogo creando una nuova identità culturale (e a volte linguistica) profondamente radicata nel legame di appartenenza a quella terra. La longevità invece si esprime come potenziale quando le condizioni dell'annata portano all'uva acidità e pienezza di frutto, a donare equilibrio tra maturità e freschezza negli anni a venire.
Il Chianti Classico “Caparsino” Riserva 2007 è da lui stesso definita "l’espressione di un’annata eccezionale". Assaggiando diverse produzioni di questo scrigno di tesori unici e preziosi che è Radda in Chianti mi sto convincendo che la vendemmia 2007 sia stata particolarmente felice, e lo dimostra Caparsino, un vino dalla precisione e piacevolezza rare. 95% di Sangiovese e 5% da altri vitigni autoctoni come Malvasia Nera, Canaiolo e Colorino. Un calice sanguigno, intenso, dall'eleganza naturale, mai affettata. Il naso porta con se la freschezza dei fiori spontanei che crescono tra la macchia dei cespiugli, di cui hanno la profondità insieme a quella della frutta matura, le ciliege scure e le prugne su tutto con un finale di arancia rossa. Il sorso è vorace, la sapidità naturale del terreno accelera il correre del corpo vellutato sul palato, tra spunti tannici fitti ma levigati e cenni di cuoio e pepe, dove il respiro si fa profondo e lunghissimo.
"il chiantino nobile contadino di caparsino cultore del buon vino". Alla faccia del diminutivo.