Epigono dell'Oste scorbutico e passionale, Gianni Giacani è oste passionale e scorbutico quanto basta, seppur enormemente talentuoso. Da lui, che declama i vini della serata con serafica laconicità pur possedento una cantina coi controfiocchi, imparai Le Giuncàre, Verdicchio insolito assai e turbolento. Propose Per stasera abbiamo un muller o un verdicchio. Osai chiedere Verdicchio va benissimo, se è anche buonissimo non mi dispiacerebbe. Arrivò in tavola ed in silenzio questo distillato delle migliori colline di Maiolati Spontini, che nel cuor mi sta, e ne fui - letteralemente soggiogato.
In altra data varcai la teoria di capannoni di prefabbricato della valle dell'Esino per giungere alla stupefacente cantina di proprietari in altre faccende affaccendati, industriali della molitura delle olive, che coltivano questo progetto assai commendevole con amore filiale. Quivi anche il carrellista è coinvolto, e scende dal umile mezzo parlandoti delle bottiglie una ad una come figli suoi di sangue, il Pallio, il Verdicchio base ancorchè ottima beva, il commendevole Nativo vino vero non filtrato non trattato non "fatto" ma ancora agibile anche senza passioni enormi.
Allora non trovai Le Giuncare e ne ebbi disdoro. Questa sera per sorpresa spunta sul desco serale questo bianco antemurale dei bianchi sbevazzoni, complesso e variegato. DIfficile da interpretare fino dal bicchire, dove rotea grasso seppur giallino pallido (prodigi della criomacerazione) ben rifornito di glicerina ad arrovellarsi sui vetri. Guai mai a fornirlo troppo freddo: lo ucciderai. Sopra i dieci gradi, invece, ti proporrà sentori di frutta tropicali, ben minerali e nitidi. In bocca oleoso, importante come un rosso di medio corpo. Avrei spezie, e un tocco d'amaro tipicissimo del vitigno marchigiano.
Finirai estremo, soprattutto se l'accompagni con una polpetta di uomini nudi fritta-con-niente alla moda di s.maria la scala, la timpa che incombe su di te.