Lessona è una denominazione minore del Nebbiolo, soprattutto quantitativamente: perché sa esprimere delle qualità peculiari e irripetibili, rare.
Paolo De Marchi è salito qui dall'amata toscana per rilevare questa proprietà e ridarle slancio: che la base era salda e vasta.
Dunque il rubino leggermente scarico, con toni scarlatti se penetrato generosamente dalla luce. Dunque il naso di eccezionale finezza, aperto da un frutto maturo, da non rare percezioni silvestri, addirittura balsamiche in divenire; poi sul finale quella roccia muschiosa, che t'aspetti nei boschi cedui.
All'assaggio provi il brivido dell'eleganza, quella cosa di fronte alla quale sai anche sentirti inadeguato: freddo l'attacco, quasi scostante. E poi risalire con garbo e fermezza, senza scalini, fino al mezzo sorso il cui il tannino sinuoso si fa aggrappante, e tira il palato con forza verso un finale picchiettato di scintille: la piccanza, piccola; la similitudine citrina; lo scalino rampinato di un'uscita che non vuol saperne di cedere.
Bicchiere di un certo livello.