Lo so bene che non saranno certo nelle condizioni ideali, causa l’imbottigliamento recente, ad usum Veronae, e la conseguente presenza di anidride solforosa utilizzata, anche se in quantità sempre minori, per questa pratica, ma ci sono tutta una serie di bianchi e di rosati che mi hanno veramente colpito con l’edizione 2012 lo scorso anno che non vedo l’ora di riassaggiare con l’annata nuova al prossimo Vinitaly. Sono consapevole che non sarà il modo migliore di assaggiarli e di valutarli, ma è troppa la curiosità di vedere se determinati exploit targati 2012 troveranno conferma anche con il 2013 a segnare l’affermazione di uno stile e di un avvio di classicità.
Tra i vini che spero di trovare alla fiera veronese figura sicuramente un vino bianco campano espressione della Doc Sannio zona collinare verde della regione, e segnatamente di un vitigno, la Falanghina, che non è un mistero io ami particolarmente. Spero di trovarlo anche per poterne sapere di più del poco che so e sono riuscito a sapere della piccola azienda produttrice,
Cautiero, situata nel borgo di Frasso Telesino, 374 metri di altezza, una parte del cui territorio rientra nel
parco del Taburno Camposauro.
L’azienda agricola Cautiero nasce nel 2002 a seguito dell’acquisizione della masseria Donna Candida da parte di due giovani, Immacolata Cropano e Fulvio Cautiero che dopo aver risistemato una casa vacanze posta in bellissima posizione, la zona bellissima é a due passi da Telese e dalle sue terme, vogliono riprendere le radici che le collegano ai loro nonni contadini, recuperando terreni ormai dimenticati, dotati di una geologia e di una conformazione ideale trattandosi di terreni con giacitura mediamente acclive, esposti a sud-ovest, di tessitura da franco-argilloso all’argilloso, ricchi di scheletro mediamente calcarei.
E naturale, anche perché la Campania ne offre tanti e di grande valore, assolutamente identitari, di puntare su vitigni autoctoni per realizzare uno stretto legame uva territorio. Quindi Falanghina, Greco e Fiano quali uve bianche e Aglianico e Piedirosso come uve a bacca rossa. Il sistema di allevamento, scelto, con la consulenza dell’enologo Alberto Cecere che gli aiuta nella loro avventura è quello della spalliera con una densità di impianto superiore alle 4000 piante ad ettaro.
A dire il vero trattandosi di una piccola azienda, che dispone di ben meno di dieci ettari la produzione è un po’ troppo frammentata comprendendo qualcosa come sette vini, la Falanghina Fois, il Fois Rosso Aglianico, il Trois Greco, il Fiano Campania Erba bianca, il Vita nuova rosato di Aglianico, il Piedirosso Campania e il Sannio Aglianico Donna Candida.
A parte questo i due giovani produttori stanno facendo tutto bene: coltivazione di tipo biologico, la nuova cantina scavata direttamente nella roccia e posta quasi al limite della vigna per fare in modo che le uve possano essere rapidamente consegnate e vinificate. Il risultato è una Falanghina del Sannio, da uve vendemmiate a mano a fine settembre e vinificate esclusivamente in acciaio che nonostante il tenore alcolico importante, 14 gradi, mantiene un perfetto equilibrio e una grande bevibilità.
Bellissima vivacità di colore, paglierino oro brillante, naso fitto e maturo, con fieno e fiori bianchi, mandorla, confetto, agrumi e accenno di miele in evidenza, bocca ben secca, incisiva, con retrogusto che ricorda l’anice e progressione con bella spinta acida e articolazione, ottima lunghezza e persistenza salata. Bello il 2012, speriamo che anche il 2013 sia all’altezza!