Il Vigna Vecchia di Ca' D'Gal è un Moscato d'Asti: è bene ribardirlo perchè il suo essere sorprendente dipende anche da questo. Una DOCG dolce spesso liquidata come un vino non adatto all' invecchiamento e con caratteristiche tutto sommato modeste. Ma davanti a queste 5 bottiglie di Ca' D'Gal è inevitabile la consapevolezza di essere ben lontani dal "vinello" prodotto in milioni di bottiglie che ha fatto la fortuna di Carlo Gancia da quando nel 1865 trovò a Canelli un piccolo angolo di paradiso.
Il vigneto Vigna Vecchia è un tesoro di un solo ettaro situato nel Sorì Valdivilla, una collina baciata dai raggi del sole grazie all'esposizione a Sud, le cui vigne hanno accumulato decenni e perso kg per pianta. Questo prezioso e unico luogo che vede esemplari rari e cinquantenari di Moscato Bianco di Canelli produrre pochi grappoli seguiti con amore da Alessandro Boido, è all'origine della sensazione di meraviglia che comporterà un cambio di paradigma per sempre. Un'uva che resta in silenzio insieme al lievito per tutto l'inverno, fino alla primavera per la presa di spuma, e che attende altri 3 mesi in bottiglia. E la svolta: 1300 bottiglie che attendono il quinto anno di evoluzione prima di essere messe in commercio.
La straordinaria intensità dei calici di Moscato Vigna Vecchia si stamperà nella vostra mente per cambiare per sempre quel riflesso condizionato di sufficienza che ha accompagnato prima di ora il leggere Moscato d'Asti su di un'etichetta. E con il calice dorato del 2005 ancora in mano ti vien da chiedere a Sandro: "Ma come ti è venuto in mente?" Lui sorride e risponde che si tratta solo di saper aspettare: saper attendere che il tempo cambi il vino, aspettare l'emergere di quel lato oscuro che è "potenza dell'attesa, nella freneticità usuale del moscato". E poi trovarsi a tenere saldo quel fil rouge di note legate all’essenza dell'uva, fatto di salvia e di glicine e gelsomino, e scoprirne l'evoluzione negli anni.
2010 - la gioia dell'infanzia: l'oro è appena accennato nel colore, le note sono quelle aromatiche, è pesca, uva spina e camomilla e in bocca è miele di fiori di arancio e canditi con granellini di zucchero e sale
2008 - il fascino dell'adolescenza: aumenta la complessità, ma resta pervaso di levità di frutta che si fa più tropicale con la freschezza dell'ananas e la dolcezza di susine gialle, disseta come jasmine tea, sul finale un chè di pralinato seppur con accenni quasi salmastri
2007 - lo splendore della giovinezza: radioso e impunturato di fili d'oro, pesca bianca matura, maracuja in succo e anice su un finale che si allunga e tende di mineralità silicea, la salvia si fa quasi mentolata
2006 - l'inaspettato: tridimensionale nel corpo che si fa più oleoso, i profumi floreali si fanno resinosi con cenni di tabacco biondo e umido, ma il sorso ha una potenza quasi di mango maturo con note affumicate
2005 - l'incanto della maturità: intrigante e compiuto, dal naso sensuale di rara maestria nel mitigare dolcezza e idrocarburo come pensavi accadesse solo altrove, lontano. Il minerale domina sorridendo ad albicocche candite e confetti di mandorle, l'acidità ancora viva tende il sorso in lontananza.
Un consiglio: concedete ancora a voi stessi il privilegio dello stupore.