Chi di noi non identifica la Barbera con l’Astigiano, cuore pulsante dell’immenso (sia per quantità che per vertici qualitativi) Piemonte vinicolo? Certo, il vino è prodotto con successo anche nel Monferrato, in particolare nel Casalese, e nell’Albese (dove però la concorrenza con il nebbiolo è dura come la ghisa), ma è quella di Asti la prima Barbera che viene in mente agli appassionati. Forse non tutti sanno che le migliori versioni offerte da una docg molto estesa provengono da una zona ben precisa.
Una zona che ricade dentro il triangolo Nizza Monferrato – Costigliole d’Asti – Calosso. Proprio in mezzo tra Nizza e Costigliole ci sono Agliano e Castelnuovo Calcea, i due comuni che ospitano i vigneti che danno vita al Pomorosso, selezione in vigna della famiglia Coppo reputata praticamente all’unanimità uno dei vertici della denominazione.
L’esperienza piuttosto ampia che ho su questo vino (credo di avere assaggiato tutte le annate dalla fine degli anni Ottanta ad oggi: non più di 5 anni fa ad una cena tra amici una magnum di 1989 prese a sberle blasonatissimi Barolo di pari annata) mi rende quasi impossibile se decidere di consigliarlo giovane, quando le note del legno nuovo esaltano il carattere acido-fruttato del vitigno, o maturo, quando il Pomorosso si “tridimensionalizza”, e il degustatore si perde nei chiaroscuri per i quali i grandi rossi del Piemonte sono famosi. Voi nel dubbio compratene un paio di bottiglie (anche se il prezzo, attorno ai 40 €, è da appassionati). Con un bollito variegato e impegnativo, sarà una meraviglia.