Se amate i Franciacorta millesimati segnatevi l’annata 2009. Lo so bene che l’influenza dell’annata in un metodo classico, soprattutto se si tratta di una cuvée di uve diverse, è inferiore che in un vino fermo, ma quando arriva l’annata giusta (come lo sono state ad esempio il 2002 e 2006 in Champagne) ed il 2009 (e il 2010) in terra franciacortina fa la differenza anche sulle “bollicine”.
Quell’anno fu speciale: inverno non molto freddo ma nevoso, primavera regolare, estate calda ma non tropicale come nel 2003 o 2012, e vendemmia che si svolse in condizioni ottimali, con uve ben mature ed in perfetto stato. Questo stato di cose ha consentito di ottenere risultati migliori che nel già ottimo 2008.
Nel 2009 il Consorzio per la tutela del Franciacorta decise di chiedere alla Regione Lombardia una riduzione della produzione d’uva da 100 quintali per ettaro, produzione massima consentita dal disciplinare di produzione, a 95 quintali per ettaro. Se poi, in alcuni particolari casi, oltre alla differenza consentita dall’annata si può contare su un surplus qualitativo consentito da innovazioni di carattere tecnico-enologico il risultato, speciale, è assicurato.
E’ questo il caso dei Franciacorta 2009 Vintage Collection di una delle aziende simbolo della zona vinicola bresciana, Cà del Bosco, Dosage Zero, Brut e Satèn, che a partire dalla vendemmia 2008 e in maniera più sostanziale con la successiva hanno tratto profitto da una tecnica rivoluzionaria che l’azienda ha definito “una specie di Spa del grappolo: le nostre terme degli acini”.
Oltre un milione di euro investiti per un“Idromassaggio dei grappoli” ovvero per eliminare le impurità presenti sull’uva raccolta. Come su tutta la frutta, sull’acino, quindi nel vino, sono presenti moltissime sostanze più o meno nocive, anche di origine naturale. Micotossine, prodotte da funghi parassiti che possono costituire la microflora delle uve in raccolta, anche se in dosi infinitesimali, e gli agenti inquinanti presenti nell’ambiente. E poi sull’uva rimangono anche residui dei prodotti antiparassitari.
Nell’acino, nel mosto, nelle fecce, nelle vinacce e rischiano di finire nel vino.
La presenza di queste sostanze indesiderate si può ridurre con uno speciale sistema di lavaggio delle uve: “un percorso di tre vasche di ammollo, che prevede il movimento e il galleggiamento dei grappoli per borbottaggio d’aria e, infine, l’asciugatura, affinché il mosto non risulti diluito”.
Il risultato è che i lieviti lavorano meglio, con queste fermentazioni gli aromi sono diversi, il profilo aromatico differente, con profumi più puliti e puri. Ora non so se come dicono alla Cà del Bosco i vini ottenuti con questo sistema siano “più belli. Più digeribili. E, grazie proprio alla tecnologia, più naturali”. Ma all’assaggio mi sono sembrati più puri e se possibile ancora più buoni.
Della triade della Vintage Collection ho scelto di proporvi il Franciacorta che riesce meglio ad esprimere il carattere del territorio e le peculiarità che celebrano ogni annata, prodotto dal 1978 solo nelle grandi annate, il Brut. Cuvée composta da un 55% di Chardonnay, 15% di Pinot bianco e 30 % di Pinot nero, espressione di 16 vigne a Chardonnay, dall’età media di 30 anni, ubicate nei Comuni di Erbusco, Adro, Cazzago San Martino, Corte Franca e Passirano, 2 vigne a Pinot Bianco, dall’età media di 22 anni, ubicate nel Comune di Passirano, 8 vigne a Pinot Nero, dall’età media di 20 anni, ubicate nei Comuni di Erbusco e Passirano.
Tutti i mosti dei vini base fermentano in piccole botti di rovere e si affinano in legno per una durata di soli 5 mesi. Trascorsi 7 mesi dalla vendemmia si procede alle creazione della cuvée. Il Vintage Collection Brut 2009 è il risultato di una sapiente unione di 26 vini base di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero e la maggior percentuale di Pinot Nero conferisce potenza e nobiltà al vino. L’affinamento sui lieviti si protrae per 48 mesi ed il dosaggio degli zuccheri è limitato a 2,5 grammi litro.
Altro particolare tecnico importante è che il dégorgement avviene in assenza di ossigeno, utilizzando un sistema unico al mondo, ideato e brevettato da Ca’ del Bosco che evita shock ossidativi e ulteriori aggiunte di solfiti. E tra l’altro questi Franciacorta presentano un contenuto di anidride solforosa totale inferiore a 50 milligrammi/litro mentre il limite legale massimo è di 185 milligrammi/litro. Questa la tecnica, sofisticatissima, di produzione, ma il vino?
Strepitosamente buono: colore paglierino brillante luminoso multiriflesso, perlage sottilissimo e continuo, con una bellissima freschezza fragranza e leggerezza intensa ma immateriale con una prevalenza del carattere floreale su quello fruttato, con sfumature che richiamano fiori d’arancio e agrumi e frutta secca finemente tostata. Il tutto in un quadro di grande sapidità e mineralità.
La bocca è viva, fresca, dinamica, con una bolla ben viva e croccante, acidità ben bilanciata che spinge, e persistenza salata lunga piena di sapore e l’impressione netta di un vino che avrà una lunga vita, dalla complessità e dall’armonia straordinarie eppure straordinariamente piacevole.
Chapeau, prosit!