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Che cosa significa il termine eutierria e perché ci fa stare bene il sentirsi un tutt'uno con la Terra e le sue forze vitali.
Un’emozione positiva di unione con la terra e le sue forze vitali, dove vengono meno i confini tra sé e il resto della natura, e un profondo senso di pace e di connessione riempie la coscienza. Albrecht, 2010
L’eutierria che ci fa sentire in equilibrio, anzi potremmo dire un tutt’uno con la natura. Si tratta di una parola molto giovane, il primo a usarla, nel 2010, fu Glenn Albrech, il filosofo australiano di cui abbiamo parlato a proposito di un altro neologismo: solastalgia. Per eutierria Albrech parte dal prefisso eu, che significa buono (lo troviamo anche nel termine eustress, per esempio, a indicare uno stress positivo e motivante) lo antepone a tierra, in spagnolo terra, e lo completa con il suffisso ia, che in questo caso fa riferimento a una collettività ma anche a una condizione sociale (come in etnia, borghesia…).
Possiamo considerare eutierria il contrario di solastalgia, qui la connessione, il sentirsi parte del tutto, sostituisce lo smarrimento e la vertigine, restituendo all’individuo una relazione armoniosa tra mente e Terra. Inoltre ci allontana dal vivere individualista mettendoci al centro di un’esperienza di sentire collettiva. Albrech mette in relazione (positiva o negativa) la nostra salute mentale con quella del Pianeta, materia su cui si concentra, dagli anni 60 l’ecopsicologia che, fra sostenitori e detrattori, indaga il nostro inconscio ecologico.
Eutierria non è ancora entrata nel nostro vocabolario ma potrebbe farlo perché veicola un significato ancora più poderoso dopo l’esperienza pandemica, che ha prodotto un desiderio crescente di vicinanza con la natura e insieme di preoccupazione per il futuro dell’ambiente che ci ospita.
Albrecht, G. 2012. "Psychoterratic Conditions in a Scientific and Technological World," in Ecopsychology: Science, Totems, and the Technological Species, Kahn, P., & Hasbach, P. (eds). Cambridge: MIT Press
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