Dobbiamo sempre affidarci all’etichetta per capire da dove arriva un cibo che stiamo per comprare e se è di qualità, ma con il pesce possiamo fare anche altro.... Leggi tutto
Heura ha un punto di forza che si manifesta prima dell’assaggio, il packaging. È semplice, contemporaneo e divertente. Giallo allegria. Questo conta se parli di prodotti 100% vegetali, non-carne o plant-based, per lungo tempo i ‘surrogati’ della carne si sono trascinati appresso un che di mestizia e sacrificio. E lo sanno bene le aziende più giovani del settore che giocano con lettering giganti e parole d’impatto, future, impossible, beyond, termini che suonano di gioco e insieme di sfida.
Qui troviamo tutti gli ingredienti della coolness (si perdoni l’inglese): l’azienda è a Barcellona, i proprietari Marc e Bernat, sono giovani millenials e il brand contiene uno smile nel logo.
Heura in catalano significa (pare) edera. Difficile trovare conferme online, le occorrenze rimandano tutte alla compagnia di Barcellona. Ma veniamo al dunque e tralasciamo i brillanti round di investimento della start-up, il fatturato e l’affezione che alcuni sportivi del calibro di Chris Smalling hanno manifestato verso i prodotti di Heura.
Abbiamo ordinato dei nuggets recapitati, a Milano con Glovo, in 30 minuti.
Acqua, concentrato proteico di soia, farina di riso, farina di mais, olio di semi di girasole, fecola di patate e amido di mais, aromi, stabilizzante (metilcellulosa), fibra vegetale, aceto, sale, destrosio e vitamina B12.
Si precisa inoltre che: “la nostra soia non è OGM e non proviene da aziende che incoraggiano la deforestazione”. Ogni confezione ne contiene 10 e 100 gr apportano 203 kcal. 10 nuggets equivalgono a 180 g, in pratica 2 porzioni.
Su Glovo ogni confezione costa 3,99 euro. Abbiamo visto che lo stesso prezzo viene applicato anche su Cortilia.
Li abbiamo preparati al forno senza condimento e in padella con due cucchiai di olio extravergine d’oliva. In entrambi i casi i nuggets si presentano bene, nell’aspetto uguali a quelli più convenzionali, forse più compatti e croccanti.
Tutti hanno rilevato un accento speziato, gradevole. Qualche palato un retrogusto vagamente amarognolo.
Francesca, nostra ospite dalla redazione di Montagna TV, è chiara: “Se non rincorri il sapore di pollo ci sta. Avevo già provato gli Strips vegetali di soia di Heura, io li preferisco perché li posso ‘cucinare’, dipende dalle mie abitudini. Io faccio attenzione alle cose che mangio, del resto, non mangerei i nuggets di pollo. La consistenza è promossa, sono loro, croccantini fuori e morbidi dentro”.
Federica della redazione di Cucchiaio li proporrebbe per un aperitivo tra amici: “Replichi l’esperienza senza il pollo ma con il croccante, il morbido e il sapore piacevole. È un prodotto giocoso che ripropone un piatto in modo sano per il pianeta e può bastare”.
Marta del Cucchiaio percepisce una punta di amaro, ma commenta: “ne apprezzo la consistenza meglio la cottura in padella però per un risultato croccante”.
Federico, di domusweb, le preferisce al forno, a suo dire più leggere e gustose.
Nessun disappunto, tutti hanno apprezzato il prodotto e intercettato l’intento dei due barcellonesi che sembrano sovvertire l’equivalenza cibo vegetale-rinuncia. I nuggets vegetali non vanno consumati pensando al pollo, nemmeno valutati pensando al pollo, perché non sanno di pollo. Sono nugget vegetali appunto, buoni così, senza nostalgie. Chi scrive li ha apprezzati perché in grado di riproporre un’esperienza conviviale e gentile.
Probabilmente noi del Cucchiaio non siamo pronti a una svolta definitiva, nessuno di noi è vegano, possiamo definirci attenti flexitariani, ma perché escludere un’alternativa che è gradevole nel gusto? Se pensiamo alla quantità di alette di pollo che si consuma in alcune occasioni come il SuperBowl, dove la tradizione è importante ma il consumo distratto, dove la qualità non è certo quella dei polli di allevamento piemontese o del blasonato cugino d’Oltralpe, il pollo di Bresse, beh, allora la faccenda si fa seria.
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