In freezer hai ancora una fetta del tuo bel pane fatto in casa, rùstico e rùvido. La passi due minuti per parte sulla padella, di quà e di là, ancora congelata. Poi altri due. La prelevi dal fuoco. Lo strofini con generose dosi d'aglio fresco, aperto nel mezzo lo spicchio, a dita nude. Poi piove l'olio di Montajone, preso così com'è dal contadino che l'ha appena schiacciato: frizza e lazza, e pizzica non poco. Sopra sale. Ma mica sale così: sale grosso pestato al mortaio, d'una rara varietà abissina che viene raccolto a mano ad undicimila metri di profondità da giovini virgulti di quella tribù, e poi asciugato su fuochi di legno di rosa mentre migliaia di voci bianche cantano in coro canti turcmeni diretti dal Mago Zurlì.
A bere, un bicchiere di vino. Rosso come il sangue.