 "Grunge IPA – Birrificio Indipendente ELAV")
Giusto o sbagliato che sia – il mondo è sempre pieno di esegeti del portafoglio altrui – fa piacere incontrare ogni tanto nella GDO qualche “artigianale” che artigianale lo è davvero e non solo nell’enumerazione dei luppoli utilizzati, soprattutto se il produttore in questione ha una reputazione solida. ELAV è un birrificio della bergamasca in espansione, specializzato in birre dalla vigorosa impronta luppolata, americaneggiante, contemporanea e modaiola se volete. La Grunge IPA è una delle ammiraglie della linea di ELAV, una IPA prodotta con una vagonata di luppolo americano come recita l’etichetta. Più che americana potremmo forse definirla “danese”, per parafrasare i “cosiddetti esperti” di birra nostrani che con l’accezione scandinava vanno ad individuare delle versioni particolarmente spinte e muscolari rispetto alle già roboanti versioni originali di questo stile americano ben luppolato. Come sia arrivata su quello scaffale è tutto da capire – non tanto per me quanto per il birraio, mi ha contattato – e si sa che la GDO non usa esattamente i guanti di velluto per stoccaggio e conservazione, ma qua stiamo parlando di DUE euro alla cassa, quindi ancora prima di stappare direi che come rapporto qualità prezzo ci siamo alla grande. Non aspettatevi lo stesso prezzo al pub o al beershop ovviamente, dove troverete però – auspicabilmente – condizioni di servizio e freschezza superiori.
La schiuma è trionfale, fine e compatta, molto abbondate, segnale di una carbonazione vivace che non si rivelerà eccessiva, anzi aiuterà a snellire un corpo piuttosto robusto. L’aspetto è velato, ambrato piuttosto carico, sicuramente lontano dalle interpretazioni dorate della West Coast e piuttosto intenso anche per la East, lambisce stilisticamente una Imperial Red Ale. L’aroma di luppolo è intenso e non tradisce le attese, nel triangolo agrumato-tropicale-resinoso che contraddistingue questi luppoli la fa da padrone sicuramente il vertice resinoso, virando poi sul terroso, sulla radice, sullo speziato. Si è già detto che la GDO non è il luogo migliore dove andare in cerca di freschezze e, pur esente da ossidazioni, qualche mese di troppo sugli scaffali gioca a sfavore dell’espressività luppolata che ne esce un po’ appesantita, monocromatica, ruvida. Sotto questa mole balsamica fa comunque capolino il malto, con caramello, amarena, fragola. In bocca è corrispondente, con un amaro deflagrante, irruento di radice, tosto e resinoso ma opportunamente sostenuto dalla struttura maltata che innesta anche una impronta tostata e biscottata percepibile anche nel lungo finale mentre rimbalza sui luppoli. Tanto amaro, tanta resina e un corpo di struttura rendono il sorso impegnativo, per quanto affatto insormontabile.
Distante dalle interpretazioni americane per snellezza, secchezza ed eleganza, la Grunge è una American IPA che guarda più ai paesi nordici per brutalità luppolata e forse anche all’Italia stessa, dove AIPA costruite su basi ambrate, lievemente tostate e piuttosto rotonde sono in auge da parecchi anni a sostegno delle birre più luppolate. È una birra per chi il concetto artigianale l’ha già sdoganato, per chi preferisce l’addizione alla sottrazione, per chi non teme il lato brutale del luppolo, anzi lo cerca senza rinunciare a certe dolcezze.
