Nicola Perra è un birraio della cosiddetta seconda generazione della riscossa artigianale italiana, quella immediatamente successiva ai primi pionieri. Essere in pista prima come homebrewer e poi come birraio oramai da un numero cospicuo di anni, ben prima che le tendenze modaiole oggi dilaganti iniziassero ad attecchire, probabilmente l'ha aiutato a sviluppare uno stile personale che richiama una maniera classica di intendere la birra. Una classicità ovviamente non retrograda, anzi elementi di innovazione non mancano, ma intesa come ricerca dell'equilibrio nelle componenti, birre complesse che al loro baricentro mettono sempre la piacevolezza, la precisione, la leggibilità. Sono birre che non nascondono un'ambizione gastronomica, come sottolinea la scelta di produrre esclusivamente bottiglie quasi totalmente nel formato da 75 cl, e non sempre di semplicissima reperibilità. A fianco di un'insieme di prodotti "standard", il legame con la propria terra, Maracalagonis nel cagliaritano, il Birrificio Barley l'ha trovato nella realizzazione di una linea di birre prodotte con la sapa, mosto d'uva cotto lentamente e molto a lungo, fra i primi se non il primo in Italia a cercare questa commistione fra il sacro e il profano, il vino e la birra.
La Baccusardus Beer, birra celebrativa dell'anniversario di un'enoteca con cui il birrificio collabora da anni, va ad arricchire questa gamma di prodotti innestando su una base Blanche una piccola percentuale di sapa di uve Nasco. Tecnicamente, vista la gradazione di 7%, è una Double Blanche: non staremo qua a sezionare il capello per stabilire se possa assurgere o meno al rango di stile ufficiale e se esso sia previsto o meno nei sacri elenchi di chi classifica e norma qualsiasi cosa nel mondo della birra artigianale, gli statiunitensi. Gli stili dovrebbero essere prima di tutto una guida per chi la birra la consuma, quindi io dico Double Blanche, vale a dire una Blanche, birra di stile belga prodotta con buona quantità di frumento non maltato, ma più alcolica e strutturata di quelle "tradizionali".
L'aspetto è aranciato, con l'opalescenza canonica per lo stile, la schiuma una meringa. Molto pulito il naso, con crosta di pane e caramello che si alternano a sentori erbacei, vinosi, ai fiori d'arancio e poi ancora pesca e ribes. All'assaggio emerge una buona struttura, con la dolcezza caramellata derivata dalla lunga cottura della sapa che duetta con la capacità del frumento di donare corpo. La beverinità resta elevata, coadiuvata da una chiusura amara di personalità, ripulente. La presenza della sapa rimane discreta, l'uso è misurato per donare freschezza e vinosità senza snaturare l'essenza di una bevanda che vuole restare fieramente birra.
Interpretazione originale dello stile che richiede attenzione per chi voglia apprezzarne le sfaccettature cangianti ma allo stesso tempo in grado di concedersi liberamente a chiunque sia in cerca di una birra diretta ma mai banale.