Quando il braccio ha innalzato il pollice opponibile e il resto della mano verso il monticchio di scatoloni, non avevo mai sentito nominare le KettleChips. Quelle confezioni così dark-metal mi prendevano il cuore, il fegato e anche i piedi, gonfi per il gran camminare nel supermercato. I PEU [Piccoli Esseri Umani] mi stavano strattonando verso l'inferno delle patatine, e i sacchetti neri avevano un fascino oscuro e mefistofelico ma del tutto irresistibile.
La storia della KettleChips in realtà comincia a Salem, e già questo mi esalta: che tra le streghe e Chainsaw Massacre ha tutto un senso di minorità USA che non può non irretire. MI piace anche questo ricercare nella storia un'origine semidivina: il cuoco che nel 1853 provò ad affettare le patate sottili, e il cliente rompiscatole stavolta fu felice. Come Roma a pescare i quarti di nobiltà nei lombi di Enea, ecco.
Preparate a mano, dice, e aromatizzate in mille modi demoniaci: SALE MARINO & ACETO BALSAMICO, ROSMARINO & AGLIO, SALSA BARBECUE E MIELE, FORMAGGIO CHEDDAR E CIPOLLE ROSSE, SALE MARINO & PEPE NERO MACINATO, SALE MARINO PANNA ACIDA E CIPOLLA ,SWEET CHILLI & SOUR CREAM. Poi ci sono le edizioni limitate, ma quelle mi mancano.
Ho assaggiato la confezione nera: sono croccanti, resistenti, spesse e molto, molto saporite. Salate, in verità, con il pepe forte che resta a lungo. Grassi esposti, evidenti. Sono potenti e non godono di una solare mangiabilità: dopo un paio di manate le papille chiedono tregua. Però sono un modo abbastanza piacevole di farsi del male.