Stupor Mundi 2005
Il Mundi è Aglianico vero. Tinge il bicchiere, e dopo la bevuta ha ancora il coraggio di esalare - a bicchere vuoto - espressioni di vinaccia, di vaniglia in baccelli larghe e precise.
Mentre rotea nel bicchiere scatena profumi arcani, compiuti. Piange lagrime rarefatte ma regolari, con i suoi archi a sesto basso. Profuma di quelle mattine in cui i cercatori di funghi finalmente trovano: quell'istante esatto in cui il porcino esce dalle foglie umide. Solo il finale resta uncinato d'alcool, secoli dopo.
Il sorso è spesso, ma non grasso, anzi ha una vena di sussiego in attesa di quel centro letteralmente esplosivo.
Privo di gradini indulgenti, procede con tratti di vigorìa verso il termine, molto distante.
Stupor Mundi 2006
Appena marezzato di un riflesso scarlatto, un po' meno pigmentato del fratello maggiore, risulta anche meno angolato al naso. Sulla linea di un ricordo di mosto d'uva ecco una vena di erbe dell'orto: qualche scintilla di timo, di salvia fresca, intermittenti. In uscita emerge una percezione come di segatura bagnata - quella che si metteva nelle scuole quando pioveva - ad anticipare l'assaggio. Ruvido, archivoltato da una tensione quasi elettrica, vine poi nel mezzo ruspante come i movimenti degli adolescenti. Un bicchiere ancora precoce, che cerca un amalgama verso il finale con una chiusura rapida, in cui il succo s'appropria del palato.