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Siamo viaggiatori curiosi, anche a tavola? E non ci riferiamo alla crepes bretoni o alla mussaka, la domanda ha a che fare con l’avventura e l’intraprendenza gastronomica. Siamo disponibili a rischiare sapori nuovi e distanti dalle nostre tradizioni, molto distanti quando si parla di Asia, Medio Oriente o Sud America, per esempio.
Se siete tra quelli che amano spaghetti e pizza (seppur con i pepperoni) anche all’estero, fermatevi qui o rischiate di inorridire e di lasciarvi andare in commenti, legittimi ma forse troppo viscerarli. La domanda nasce dalla lettura di un libro fresco di stampa di Luis Devin, Ai confini del gusto, una mappa gastronomica puntuale dei cibi più insoliti (almeno per noi).
Cominciamo con cautela, con il pesce palla, un pesce tossico quanto un’irraggiungibile prelibatezza, cibarsi di fugu è una sfida, regolamentata certo, ma pur sempre una sfida, viste le vittime che ha mietuto nel tempo. Delicatissimo, bianco, dalla carne elastica il fugu è consumato abitualmente in sashimi, la tetrodotossina rimossa. Tuttavia i cuochi più abili sanno lasciare una quantità infinitesimale e innocua di questa sostanza, solo per far percepire l’addormentamento e il formicolio, tipici sintomi di un processo che nella peggiore delle ipotesi non si arresta. Insomma al pesce palla, mangiato nelle parti e nelle dosi sbagliate, non si sopravvive, niente antidoto, niente scampo un po’ come la mossa dei 5 passi in Kill Bill: letale.
Ci sono cibi più vicini, meno pericolosi ma dal lezzo così penetrante che si consiglia di degustarli all’aperto. Parliamo delle Aringhe del Baltico fermentate, prodotte in Svezia. Aringhe così fermentate da deformare anche i barattoli che le contengono, pronti a esplodere. Delle bombe di acidi più odorosi che, per l’appunto, non si possono portare a bordo secondo la lista nera di molte compagnie aeree.
L’elenco è lungo e interessante. Si va dai nidi di uccello cinesi rigorosamente prodotti dalla saliva dei maschi delle salangane (praticamente rondini) a un aperitivo a base di sangue di cobra in Vietnam.
A quelli di voi che sbarrano gli occhi convinti che queste pratiche alimentari siano meno degne di altre, conviene ricordare che l’Italia è piena di gustosi formaggi con i vermi e che i nostri nonni, nella moderna ottica del riuso, preparavano il sanguinaccio. Suggeriamo di ripassare gli ingredienti della sopressata toscana e di ricordare che le zampe di gallina un tempo non erano solo dei segni accanto agli occhi.
Sugli scarafaggi no, ci fermiamo anche noi.
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