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Dal 30 aprile in Calabria riaprono bar e pasticcerie, ma anche ristoranti e pizzerie: non solo con delivery, non solo per asporto, ma anche con consumazione in loco con determinate condizioni. La regione ha emanato un’ordinanza che anticipa la fase 2 e costituisce un po’ una fuga in avanti: arrivano critiche dall’opposizione, perplessità dal Governo, provvedimenti che mettono limiti da parte dei comuni calabresi. Di fatto, l'ordinanza regionale anticipa di oltre un mese le previsioni del Governo, che ha fissato la riapertura dei ristoranti per il 1 giugno. Ma vediamo bene cosa succede.
MISURE STRAORDINARIE - La presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, il 29 aprile 2020 ha emanato una ordinanza immediatamente operativa dal giorno dopo, in cui si stabilisce una serie di riaperture: molti punti anticipano le misure che l’ultimo Dpcm ha previsto per il 4 maggio, e alcuni vanno anche oltre. Misure che, nelle parole della presidente, “parlano il linguaggio della fiducia”.
LA CALABRIA, REGIONE POCO COLPITA DAL CORONAVIRUS - La situazione in Calabria è relativamente migliore rispetto ad altre zone: la regione è stabilmente nelle ultime posizioni quanto a contagi e decessi, con 1.102 persone positive, appena 5 in più nelle ultime 24 ore, e 86 vittime in totale. Perciò Jole Santelli ha detto: “In queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del governo”.
ASPORTO E SERVIZIO AI TAVOLI - Cosa possono fare allora bar e risatoranti, pizzerie e rosticcerie, in Calabria? Innanzitutto “preparazione dei relativi prodotti da effettuarsi a mezzo asporto”: quindi c’è non solo il delivery a casa del cliente, ma la possibilità che il cliente si rechi nel locale e che si prenda la pizza o il cornetto d'asporto. Ma c’è di più, perché l’ordinanza parla di “ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto”.
Quindi, consumazione in loco: basta che ci siano tavoli all’aperto. Naturalmente bisognerà rispettare “le misure minime anti-contagio" e "ferma restando la normativa di settore”. Nella pratica? Seduti all’esterno ma non solo, ci deve essere distanza tra tavoli e persone, ai clienti deve essere misurata la temperatura, i bagni devono essere sanificati dopo ogni utilizzo, devono essere disponibili prodotti igienizzanti e privilegiati i pagamenti elettronici. Inoltre, bisognerà lavorare solo su prenotazione evitando accuratamente ogni forma di self service.
MERCATI, FIORI, SPORT - Ma non finisce qui, perché la presidente permette anche la vendita di alimentari all’aperto, nei mercati ma anche con i camioncini ambulanti, al di fuori del proprio Comune - altra deroga alle disposizioni governative - “fermo restando il rispetto delle distanze interpersonali e l'uso delle mascherine e guanti".
Non solo cibo però: consentito il commercio di fiori e piante, e gli spostamenti per lo svolgimento di sport, anche qui potendo oltrepassare i confini del proprio Comune.
CRITICHE, REAZIONI E DEROGHE - In poco tempo sono arrivate le critiche: i partiti di opposizione locali hanno invitato i cittadini alla cautela. Il governo Conte, da parte sua, è pronto a impugnare l’ordinanza, rispetto a queste misure in aperto contrasto con quelle nazionali: dovrebbe essere emanata una diffida, atto che precede l’impugnativa.
Ma anche dal basso arrivano immediate reazioni, per cui l’ordinanza, che doveva essere immediatamente operativa, ha subito eccezioni in vari comuni: a Carlopoli, Catanzaro, il sindaco Mario Talarico contesta l'atto e aggiunge che, fino al 3 maggio prossimo, si atterrà a quanto previsto dai decreti del 10 e 26 aprile.
Il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, ha annunciato un provvedimento di non applicazione mentre il sindaco di Trebisacce Franco Mundo ha intenzione di impugnare il provvedimento.
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