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Si fa presto a dire Bio, oggi. Eppure il termine biologico, collegato con l'agricoltura e con il cibo che tutti i giorni portiamo in tavola, è nato da pochi decenni e si è diffuso solo negli ultimi anni. Perché se oggi è tutto un fiorire di negozi dedicati, piuttosto che linee dedicate all'interno dei supermercati, fino a poco tempo fa i prodotti biologici erano una nicchia nella nicchia.
Il movimento del biologico nasce attorno agli anni '80, quando dall'incrocio fra produttori, consumatori e movimenti ambientalisti iniziano a formarsi alcune associazioni regionali. In assenza di una normativa, queste emettono dei codici di autoregolamentazione per il settore, e successivamente diventano oggetto di supervisione da parte dell'AIAB (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica).
Finalmente nel 1993 l'Unione Europea mette dei paletti precisi con il Regolamento (CEE) n° 2092/91, normativa che può essere considerata una pietra miliare nel settore e che è arrivata, attraverso revisioni, riformulazioni e leggi nazionali ai giorni nostri.
Ma cosa significa essere biologici oggi? Significa rispettare le regole dettate dalle leggi in vigore e richiedere che il rispetto di tali regole siano verificate da enti di certificazione terzi, gli organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Quelle stesse figure che trovate indicata obbligatoriamente nelle etichette dei prodotti da agricoltura biologica. Lo potete trovare indicato in due modi: con il nome per intero – pratica sempre più rara – oppure con un codice a tre cifre. In quest'ultimo caso, se non resistete dalla curiosità, su internet potete tranquillamente trovare le corrispondenze fra quel codice e l'organismo che rappresenta. Il ruolo di questi organismi è quello di certificare, su autorizzazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il rispetto delle regole sull'agricoltura biologica da parte della singola azienda e di vigilare che questa stessa azienda continui sulla stessa strada nel tempo.
Ma essere biologici significa esclusione di prodotti chimici di sintesi, che alterano profondamente l’ambiente ed influiscono negativamente sulla salubrità delle produzioni ottenute.
Questo vuol dire che si possono usare solo prodotti ricavati direttamente in natura per fertilizzare le colture, proteggerle, alimentare gli animali e curarli da eventuali malattie. Oltre a questo significa anche rispettare al massimo e per quanto possibile le esigenze delle singole colture o degli animali allevati, garantendo loro uno standard di vita molto più elevato di animali allevati con metodi convenzionali.
Il benessere degli animali è legato alla loro possibilità di soddisfare i propri bisogni comportamentali naturali, nonché al fatto di poter essere allevati in un ambiente sano e privo di stress. Gli animali hanno a disposizione pascoli, possono muoversi liberamente e gli allevamenti sono all’aria aperta e provvisti di ampi spazi liberi. Le esigenze comportamentali naturali del pollame allevato in modo biologico si soddisfano, ad esempio, consentendo agli animali di nuotare negli stagni, razzolare all’aperto e vivere spesso in piccoli gruppi, al cui interno si possono stabilire gerarchie sociali.
Comprare un prodotto biologico oggi vuol dunque dire scegliere, nel nostro piccolo, uno stile di vita. Ma soprattutto cercare di dare un piccolo contributo alla salvaguardia del nostro pianeta, nel rispetto di tutte le creature che lo popolano, dai vegetali agli animali.
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