Nel mondo in diretta, quello con le notizie che mentre accadono sono già tradotte in pochi caratteri e ancor di più in mille immagini che ci scorrono tra le mani, piace talvolta prenderci il tempo, allungare le distanze, meditare. Un esercizio sorprendente.
Così, a due settimane dalla chiusura, si potrà ancora parlare di Chef Emergente Sud Italia 2014, accennando alla gara certo, con i voti, le tensioni e i sorrisi, i piatti, i bicchieri e il caldochefà ma girandoci intorno con disincanto e leggerezza lungo i margini come solo il tempo sa tratteggiare.
Si potrà parlare, ad esempio, dell'infaticabile Luigi Cremona, ideatore, presentatore ma anche tutto ciò che torni utile, di colui che negli ultimi anni, mentre gli altri rincorrevano le star dell'orgia televisiva e festaiola, si perdeva negli anfratti della penisola a cercare ragazzi con l'amore della cucina, quella senza microfoni, con i sacrifici disegnati sulle mani, con quei sorrisi di timidezza che sanno di verità. Ogni anno li mette lì, tutti insieme, a conoscersi e migliorarsi, in una competizione che in fondo sa di gioco e di vacanza. E la cosa funziona. Funziona perché, magari non è così originale a dirsi, ma esserci su quel palco per quei brevi quarti d'ora è già una piccola vittoria. E' come un ricomporre in quei due piatti tutte le giornate faticate con i manici delle padelle tra le mani. Passare di qui puo' essere importante, lo sanno bene quegli chef che magari senza vincere ora vestono la giacca ornata dal ricamo della stella.
Si potrà parlare, ancora. del palcoscenico ancor prima della compagnia di questo teatro. La sede negli anni è stata itinerante perché c'era sempre come un dettaglio che poteva migliorarsi, una eterna sfida alla perfezione delle cose. Quest'anno basterà vedere qualche fotografia per capire come Napoli possa scoprirsi città straordinaria, vocata per questo tipo di ambizioni. Il Circolo Canottieri, ad esempio, al lato delle banchine del porto, terrazze infinite e sale di luce con l'azzurro tutto intorno, come a contenerle. Una piscina poi, sotto il Vesuvio, che sembra semplicemente un taglio nel cemento, con l'acqua rubata al mare.
Ancora mi piacerà osservare che questa bellezza infinita, perfetta, del luogo, dell'organizzazione, di quelle sedie allineate, di quei tendoni tesi dal vento, delle curve dei forni delle pizze e delle geometrie delle caselle per i voti dei giurati si anima e risplende ancorpiù con l'umanità dei concorrenti. Basterà distrarsi per un attimo dalle degustazioni che ad ogni metro ti tentano, dalle hostess nella loro perfezione algida dei tailleur sopra i trampoli e curiosare lì, tra gli chef nelle cucine o in disparte tra i loro familiari , dove tutto accade. Sarà bello riscoprire gli affanni, le sfuriate, i cedimenti e le lacrime di questi ragazzi, i loro volti lividi e le loro incertezze. Le mani talvolta tremanti o le interviste con quelle parole che non sembrano mai quelle giuste, quelle che avevi provato a ricordare.
Chef non attori. Mi piace questa cosa qui.
Sono ragazzi che per quei pochi minuti da protagonisti hanno già scontato la loro giovinezza all'interno delle cucine, un sacrificio che fisicamente solo la passione puo' supportare e rendere sopportabile. Le televisioni, le copertine, il denaro e gli onori forse saranno per qualcuno di loro. Quello che resta è il sudore, gli orari impossibili, la comprensione di una famiglia talvolta trascurata, la tenacia di tutti. Ecco, in quei giorni mi è sembrato che di questo fossero tutti coscienti. Di certo questa consapevolezza non salverà il mondo però chissà possa bastare ad arginare questa moderna e talvolta volgare deriva spettacolare di un mestiere solitario.
Questo è quello che è successo intorno alla vittoria di
Cristoforo Trapani chef emergente Sud Italia 2014. Campano di Piano di Sorrento. Ha ringraziato la sua famiglia e coloro che stanno credendo in lui a Castellammare. Penso che davvero meritino questa dedica. Ma che fosse il più bravo forse lo sapevamo già, lo avevamo detto
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