L'enorme baraccone pare un hangar travestito da casa del Mondo di Chi. Linee curve, e poi dritte e poi ancora curve: iperboli, cerchi, parabole. E' grande perbacco, molto grande. Il parcheggio? Proprio di fronte, non so come reggerà il colpo dei 20mila attesi al dì. Niente a che vedere con le immense spianate dei Mall extraurbani: ma qui i metri quadri costano più dell'iridio, e quindi grazie che c'è questo. Venite coi mezzi, dice il sito, con telefonata saggezza.
Varcata la soglia: faraonismi. Dici ancora E' grande, perchè Eataly Roma è grande. Consumerò le prossime quattro ore su e giù per la scala mobile al solo scopo di scrivere - profezia autoavverantesi - "Non c'è tuttissimo".
Perchè a Eataly c'è tutto, ma non tuttissimo. Eataly non è il luogo dove l'impallinato troverà referenze mefistofeliche o ingredienti prodotti con la pinzetta per le sopracciglia. A Eataly c'è roba da mangiare, e da bere, in gran copia, con una spiccata tendenza verso l'alto: ma un alto plausibile, che accontenti una fetta importante di consumatori. La sensazione evidente è la ricerca del non-proibitivo-ma-insomma. Nè si nota l'ossessione del completismo. C'è Afeltra ma non i Campi, c'è Cavalieri ma non Setaro. Ma è difficile avvertire una vera mancanza. Alti Cibi, è il sottotitolo conclamato, e per la verità non m'acchiappa. Alti.
C'è tanto: da una bella pescheria ad una macelleria di pregio; salumeria, orto, pane, vino. Impressionante la sezione della birra, con anche il birrifizio annesso.
Perchè Eataly Roma c'è spazio anche per un paio di follie: il caseifizio per la mozzarella fatta sul posto (okay, poi vorremo sapere come gira il latte di bufala) o i birrifizio interno. Il Forno Panificatore. E poi e poi e poi.
Poi un milione e mezzo di ristorantini, dall'immancabile pizzeria, alla friggitoria (Cona Pasquale Torrente), alla controfigura delle trattorie romane (Anna Dente del San Cesario per iniziare), carne, pesce, pasta.
In rete ci sono molti dati riguardanti questa iniziativa, e io non ne ho di prima mano che valga la pena di citare, o che possano supportare un giudizio critico. Mi limito perciò a sole due o tre considerazioni: 600 persone a lavorare, una iniziativa controcorrente in un momento in cui l'input del mondo economico italiano e non fare nulla, costruire qualcosa di concreto. Roma è una piazza bislacca: tanti mercati, difficoltà di mobilità, romanità. Il rischio c'è, il coraggio ci vuole.
Per il resto, ci penseremo un po' su.