Nel lillipuziano ambiente enogastronomico, Beppe Bonci è noto per la somiglianza a Bruno Lauzi, ma soprattutto per aver contribuito, forse più di chiunque altro, alla notorietà del Verdicchio proveniente dalla contrada San Michele di Cupramontana: una terrazza esposta a sud dove il vitigno mette su un grasso e una struttura da peso massimo, senza perdere il nerbo dei vini della sottozona, nota per la severità giovanile e la longevità, a volte davvero sorprendente, anche in annate meno importanti. La quadratura del cerchio, insomma, come si dice.
L’annata 2010 prosegue la tradizione fortunata dei millesimi pari (straordinario il 2004, eccellente il 2006, tra gli altri) di questo cru, che ha nella capacità di dare piacevolezza sia da giovane che da meno giovane il proprio asso nella manica. Paglierino vivo, fresco al naso, con finocchio e fiori bianchi, e di grande grip sapido al palato, molto ricco, ai limiti del glicerico ma senza perdere una punta di dinamismo, di ottima, non straordinaria lunghezza, con finale caldo e quasi impercettibilmente mielato (di miele amaro, ed è la firma del vino).
Uno dei Verdicchio top più facilmente approcciabili dai – purtroppo ancora troppi – appassionati freddini nei confronti del vitigno. Come per tutti i Verdicchio (anche quelli più semplici), una raccomandazione: non lo bevete freddo, ma fresco.