C’è un filo sottile e prodigioso che unisce Galliate nel novarese e il Salento. E’ un filo fatto da qualche migliaio di bottiglie che raccontano la storia di un uomo chiamato Antonio Ferrari, storia che dalla sua scomparsa avvenuta nel 2003 è diventata leggenda. Forse un’inesattezza, dato che nel termine leggenda è insita una componente fantastica. Ma negli aneddoti della storia di Antonio Ferrari seppur autentici e semplicemente tramandati ai posteri come le imprese degli eroi, la fantasia è sostituita dalla meraviglia per ciò che un uomo fiero delle sue convinzioni ha saputo realizzare. Premessa: è evidente che ogni vendemmia sia un evento unico ed irripetibile, così come ogni annata imbottigliata sia un’opera d’arte compiuta irriproducibile e limitata. E’ inoltre evidente che quanto a longevità dei vini esistono piccoli tesori le cui bottiglie resistono al susseguirsi dei lustri con una caparbietà sorprendente dando grande felicità a chi sa attendere. E fin qui, tutto abbastanza normale. Ciò che cambia è la visionaria premeditazione.
Ora, la Solaria Jonica 1959 è lo straordinario frutto dell’improbabile e dell’impensabile, ma senza nulla lasciare al fortuito, perché frutto possibile solo della straordinaria sensibilità di una mente disallineata dalla sua contemporaneità storica fatta di immediatezze. Antonio Ferrari non aveva vigne sue, partiva dal novarese alla volta del salentino in cerca di uve, quelle di primitivo, frutti di sole e di sale selezionati dal suo occhio e dal suo palato e acquistati con una stretta di mano. Poi vinificava in legno, seguendo apprensivo i tumulti della fermentazione, specie quella del 1959, laddove i grappoli delle viti centenarie del Barone Bardoscia erano arrivati stremati dalla calura e quasi disidratati dal sale dello Ionio, che si depositava sugli acini per l’evaporazione del mare. La leggenda narra che al momento di imbottigliare la Solaria Antonio Ferrari si parasse davanti al cemento e desse ordine perentorio di rimandare di decennio in decennio.
Avvertenza per i vignaioli che casualmente stanno leggendo:
don’t do this at home. Sappiamo che state imbottigliando e non servirà far finta di dimenticarsi una botte o una vasca di cemento. Come ben sapete queste leggende non nascono in cantina ma in vigna. I custodi della leggenda, i figli, raccontano che l’annata più calda del secolo ha portato ad una surmaturazione delle uve di primitivo fino a quasi renderne difficile la vinificazione, e che Antonio Ferrari terrorizzato da un possibile maltempo a inizio ottobre dormì in vigna nella sua Fiat 1100 dopo aver allertato i contadini alla preparazione delle torce per un’eventuale vendemmia d’emergenza in notturna. Le leggende nascono da eroi con una visionaria percezione del mondo.
Venne il 1994, quando il matrimonio della nipote lo convinse ad applicare l’etichetta che pareva già decisamente
agè, perché creata quasi trent’anni prima. La Solaria Jonica anno 1959 raggiunse così dopo quasi quarant’anni le tavole di prestigiosi ristoranti e gli scaffali di pochissime fortunate enoteche, centellinata di primavera in primavera come a dosarne l’estinzione, perché se già ogni vendemmia è unica ed irripetibile, la storia di questo vino così longevo ancora prima della commercializzazione lo rende ancor più una rarità. Il suo colore è il denso e quasi impenetrabile dei vini del sud ma con le sfumature rame, un naso caldo dove vibra ancora l’alcol, e parte dalla polpa dolce di prugne mature e nespole candite arrivando al caffè, per aprire profondo e avvolgente un palato ampissimo, dal tamarindo, al mallo della noce, al cappero in sale, al balsamico e di nuovo frutta e spezia, dove la freschezza singolare e l’incredibile finezza lasciano estasiati e sopraffatti.
Soundtrack:
Nancy Sinatra - Bang bang