Del Nero d’Avola si è scritto tutto e il contrario di tutto.
Vitigno di antichissime origini, re indiscusso dei vini da taglio nella seconda parte del Novecento, quando veniva acquistato dai mediatori per essere venduto in Francia e nord Italia, erroneamente identificato una ventina di anni fa con l’intera Sicilia, il nero d’Avola ha, come dice il nome, i propri natali attorno ad Avola, nel margine sud orientale della regione.
Ed è proprio qui, tra Noto e Pachino, che il vitigno si trasforma in bottiglie dagli esiti più significativi.
Vito Catania, imprenditore con un fortunato passato al Nord, decide di rimettere radici nella sua terra di origine (è di Chiaramonte Gulfi) ed acquista nel 1996 alcuni appezzamenti nelle contrade di Pachino, facendosi guidare dai vecchi mediatori locali che, più di ogni altro, conoscevano bene le caratteristiche di ogni singolo terreno.
La sua idea era e resta di ispirazione borgognona: esprimere le caratteristiche di ciascuna contrada nel bicchiere. E se il NeroMaccarj 2009 sembra il più ambizioso in prospettiva futura, questo NeroSanlorè 2009 trasmette tutta la ricchezza di un rosso mediterraneo, con sfumature di coriandolo, capperi e gariga. Molto carnoso e colmo di frutto e succo, ma senza pesantezze. Un vino che vale il prezzo, ambizioso, di 35 €.
P.S.: fra pochi mesi uscirà anche il Cerasuolo di Vittoria 2013, altra bottiglia da non perdere, e più economica. Ne parlerò a breve.