Sulla strada tra Castellina e Radda in Chianti si trova il piccolo borgo medievale di Monteraponi, un nucleo di case in pietra a circa 500 metri slm, nella valle che degrada verso il fiume Arbia. Vigna Alta è la parcella più aggrappata al pendio, con i suoi filari di vecchia vigna esposti a sud est, e da essa arrivano le uve del Baron'Ugo. Con ironica toscanità Michele Braganti minimizza la conduzione biologica delle sue vigne (senza millantate aspirazioni di ripopolamento della fauna entomologica della zona) rimandando alla logica del buonsenso e sostenendo che i vini fatti "in una certa maniera" in vigna hanno una marcia in più nel calice e sono una rappresentazione più autentica del territorio.
La declinazione verticale sui due millesimi di questa riserva di Chianti Classico è decisamente appassionante, per la scoperta dell'effetto dell'annata sulla capacità espressiva dell'uva, un sangiovese che regala al vino quella cadenza carezzevole inconfondibile che Michele definisce raddese.
2006 - Annata affilata e appuntita di estrema finezza ed eleganza serica. I profumi sottili del primo istante sono dominati dalla rosa rossa composta e da una tensione lievemente più vegetale di geranio. La bocca, fitta di giochi tannici e sapidi, è adamantina nella precisione, con la frutta rossa ancora giocata sulle trasparenze del ribes e del melograno, cui si poggiano mineralità piacevolissime che allungano il calice.
2007 - Annata espansiva e piena, compressione di viola e lavanda con una lieve pepatura, è più pronto al sorso e si espande nel calice con una profondità avvolgente che si sviluppa su aromi caldi di terra e cuoio, puntati di freschezza di ciliegia e scorza di arancia tarocco con un fondo di fava di caffè. Il sorso è polposo ma sempre equilibrato e con un tannino garbato di spesso velluto a dare struttura. Virile senza essere muscoloso, in una progressione solare di speziature sul finale.
"Ciascun che della bella insegna porta,del gran barone, il cui nome e il cui pregio la festa di Tommaso riconforta, da esso ebbe milizia e privilegio" (Dante Alighieri - Paradiso XVI 127-130). Il vino è dedicato al Gran Barone Ugo di Brandeburgo, il cui stemma originale campeggia in etichetta. **
Mi piace immaginare somiglianze tra il Gran Barone e il suo omonimo vino: stesso portamento e coniugazione di sostanza e raffinatezza, autenticità e carisma. E Michele a sua volta come un epigono: un vignaiolo con perizia e "polso" sul mondo e lo slancio temerario di un surfista.
** Momento cultura: "Ugo di Brandeburgo, marchese di Toscana nel X secolo, era uomo assai godereccio, cacciatore di donne, caprioli e cinghiali.Un giorno fu colto da visioni soprannaturali così sconvolgenti nel bosco di Tassaia che cambiò del tutto la sua vita, usando il proprio denaro per fondare sette grandi abbazie in tutto il territorio toscano. Morì improvvisamente a Pistoia; per evitare che fosse seppellito lì i fiorentini finsero che fosse vivo, lo vestirono con l'armatura e lo misero a cavallo per riportarlo a Firenze. Ancora oggi, ogni 21 dicembre, quell'armatura torna ad essere posta davanti alla sua tomba alla Badia, ornata da una lapide coi versi di Dante nel XVI canto del Paradiso". (fonte: Ductiaworld)