Non sono un esperto di abbinamenti vino/musica, dunque non posso verificare se davvero questo Irata 2011 ispiri l’ascolto degli amati Pearl Jam,
come suggerisce il sito aziendale.
Quello che mi pare di capire è che, nella annosa diatriba se il Pecorino vada vinificato in riduzione o in stile, diciamo, più classico, Emanuele e Daniele Colletta, titolari di questa piccola azienda top dell’ascolano, abbiano deciso per la seconda strada.
Giallo intenso, quasi dorato, caldo al naso, netto e compatto sulla frutta gialla, il lievito e un piccolo tocco di mentuccia, in bocca mostra uno spessore e una potenza notevoli. Buono anche il contrasto a centro bocca. Il finale, potente ma un po’ alcolico, non fa ben sperare per il futuro (nel senso che non credo necessiti di ulteriore affinamento, ma si berrà bene per altri 2-3 anni), ma farà felici gli amanti dei vini muscolosi e suggerisce una temperatura di consumo un po’ bassa (direi sui 10 gradi). Conduzione bio in campagna, zero sbavature di esecuzione in cantina.
In un mondo, quello contemporaneo, dove i bianchi algidi e sapidi hanno preso il sopravvento, un buona consolazione. E, di certo, una “traduzione” del territorio vinicolo ascolano alquanto autentica. 10 €.