Due versioni dello "scomodo" vitigno del Piave, marcate da una differenza sensibile tra i millesimi pur ancora molto giovini.
Entrambi caratterizzati da un punto di colore molto intenso, appena più leggero per il millesimo più vecchio. Ma le differenze si aprono quando infili il nasone nel bicchiere e provi ad indagarne il cuore.
Troverai più composto e ragionato il '9, più vivo ed esuberante - per certi versi scalciante - il '10. Entrambi caratterizzati da quella riga verde vegetale nitida e tagliente, che ricorda in pieno il tralcio di vite in pieno rigoglio, trovi il più vecchio più tondo e accogliente, più virulento e spigoloso il nuovo, nervosissimo, quasi elettrico. Più farinoso il primo, più astratto e teso il secondo.
Poi l'assaggio. Che se nel '9 palesa ancora qualche timbro di calore, completamente scomparso nel fratello piccolo. Che risulta invece davvero largo, con questa vibrazione che ancora non ha trovato composizione ma conserva un suo senso chiaro ed esplicito. Corretto ma confinato nella sua correttezza il '9, obliquo e scardinato il '10 ma pronto ad una bella comunione tra freschezza e comunicativa.
Piace soprattutto quest'ultimo, tra due bicchiere tutt'altro che banali.