La Rubinara dalle parti di Rovolon - casa Eolia - è l'acacia. Marta Farina la rappresenta in etichetta come una ragazza - non una ragazzina - con l'espressione un po' svanita, due grandi codini faciulleschi e il corpo esile. Ma non gracile, con quesi fianchi smisurati come il pianeta Terra.
Azzecca, Marta Farina, le rappresentazioni grafiche dei vini di Eolia, che sfiorano la calligrafia per correttezza, ma la valicano con la felicità del gesto.
Per esempio questo Bianco scarico, risuona tutte le vivacità della Garganega: seppur garbatamente, senza l'ostentazione ossessiva che non c'innamora. Ecco dunque le frutta fresche e mature: di mela, di pera, di qualcosa di esotico ma poco; poi di sabbia di fiume, e qualcosa di più tondo sopra, come certi salotti delle barche di legno. Con tutti i sedili di pelle consunta dall'uso.
L'assaggio è bello, seppur appena piegato all'attacco: la scossa elettrica della garganega se vuoi è leggermente ritratta, protetta da una levigatezza cercata, ma aggirata da sensazioni tattili garbatissime. Poi sul finale s'erge una risulta di brillantezze, che s'inoltrano in lunghezza più per inerzia che per spinta.
Bicchiere vibrante in parte, appoggiato in altra. Divaricato, ma plausibile.