È stato tra i primi ad aver mescolato il sangue chiantigiano con i succhi d'Oltralpe. I Marchesi Antinori ci hanno costruito un discreto kolossal, in alcune annate forse più vicino ad un blockbuster, ma il cast e l'immagine sono sempre rimasti quelli da red carpet.
Il millesimo 2005 è, per 85 parti su cento, il potente sangiovese che vive tra San Casciano e Greve in Chianti, appena ingentilito dal Cabernet e dal Merlot, vitigni che ormai, purtroppo o per fortuna, possiamo considerare se non autoctoni, quantomeno tipici di quello spicchio di territorio.
Il colore è possente, rubino acceso che regala sfumature di profondo e brillante granato, certamente un bicchiere di una limpidezza fascinosa, quasi ammaliante. Profuma tanto, in quantità e qualità vaste e sparse, con frutti rossi conservati, polpe carnose e zuccherose, spezie tante e dolcissime, appena bilanciate da un soffio di caffè amaro, lodevole ma davvero flebile. Tutto sommato un naso importante, dolcemente complicato.
In bocca si adoperano più di quello che promettono i tredicigradiemezzo che targano questo supertoscano, riscaldando un sorso che è piuttosto impegnativo già di suo, con confetture tonde e note verdi spigolose che si contendono il ruolo di protagonisti, in un divertente quanto impegnativo viavai di sensazioni dinamiche. Tannino scivoloso e nascosto.
Un bicchiere non elegante e perciò felicemente didattico.