Negli ultimi anni piantare un vitigno come il
Vermentino sta diventando una consuetudine in ampie zone della Toscana. Non lo troviamo soltanto a Bolgheri e dintorni, dove finora, a causa del caldo, non ha dato risultati indimenticabili, oppure all’Isola d’Elba e nella parte toscana della denominazione Colli di Luni, ma, talvolta con ottimi risultati, nell’area del Morellino di Scansano, di Montecarlo, o nel pisano. Ora mi è capitato di trovarlo, in provincia di Firenze, nell’area del Chianti Montalbano, in quel di Vinci, proposto da un’azienda la cui antica storia vale la pena ricordare per sommi capi.
Sto parlando di Fattoria Dianella, situata nel borgo omonimo che risale alla fine del XVI secolo e venne utilizzata dai Medici come casino di caccia. Nei vari cambi di proprietà ci fu anche quello alla famiglia Fucini e fu proprio in questa splendida villa medicea del XVI secolo che il celebre poeta toscano
Renato Fucini compose molte delle suo opere citandola più volte nei suoi sonetti e dedicandole una novella "A Dianella" della raccolta “Foglie al vento": “O senti io mi imprincipiai da bimbettino A studià in su cipressi di Dianella Come faceva r'nidio un cardellino”. Essendo stata dimora del poeta, sepolto nella cappella posta nel parco, Villa Dianella Fucini è una delle "Case della Memoria" della Regione Toscana.
Nella prima metà del ‘900 l’azienda divenne proprietà della famiglia Billeri per passare poi ai Conti Passerin d’Entrèves e Courmayeur attuali proprietari, direttamente impegnati nella conduzione di una tenuta che conta su una estensione di 90 ettari di cui 26 di vigneto. In una produzione che ovviamente ha i suoi punti forti nei Chianti e Chianti riserva (a base di Sangiovese solo con una piccola aggiunta di Colorino) e in due Igt, uno Sangiovese in purezza, l’altro con un 15% di Cabernet Sauvignon e a due rosati base Sangiovese, uno fermo e uno mosso, e ad una significativa produzione di olio (da 15 ettari di oliveti) ha trovato spazio anche l’idea anche un bianco che l’azienda definisce “brioso dal carattere intenso e deciso”, da vigneti, ovviamente giovani, condotti a cordone speronato ed esposti a sud a 100 metri di altezza nella vigna definita “del Pinone”.
Un vino dal nome molto bello, "
Sereno e nuvole", la cui maturazione si svolge per l’80% in acciaio e per il 20% in carati francesi. Il risultato è un vino non trascinante e forse un po’ carente di carattere e di complessità, ma al quale non si possono di certo contestare tipicità e piacevolezza.
Colore giallo paglierino scarico, direi addirittura pallido, ma brillante e luminoso, mostra un bouquet di buona fragranza salata e mineralità, dove emergono fiori e frutta bianca, agrumi, un leggero tocco di ananas, a costituire un insieme delicato. Al gusto il vino mostra una buona consistenza, una bella freschezza e sapidità, un’acidità bilanciata e un gusto abbastanza secco, con un finale dove si colgono ancora gli agrumi e una vena di mandorla.
Date tempo al vigneto di crescere e al vino di acquisire profondità ed i risultati, in futuro, saranno sicuramente ancora più interessanti.