Premessa: io tu noi voi tutti leggiamo Zonin e ci vengono in mente i milioni di bottiglie. E io tu noi voi tutti facciamo la faccia di quelli che noi no, noi i produttori piccoli che piccolo è bello, piccolo è meglio.
Poi ti capita di bere il Castello d'Albola versione Acciaiolo e ti si alza il sopracciglio. Perchè anche se del piccolo produttore e delle sue mille bottiglie è così facile innamorarsi, questo è un accidenti di vino.
Allora: il Cabernet Sauvignon e il Sangioveto, in rapporto di minorità variabile. Vinificazione curata ossessivamente, come sa fare l'industria quando vuole curare ossessivamente una cosa. Tempo. E poche bottiglie.
Rubino, fitto e splendente. Naso di compostezza quasi calligrafica, ma virato su equilibri delicati. Frutta rosse, un'idea di catrame, poco vegetale, qualcosa di caldo in fondo. Un fondo di padella con la marmellata. Un nonnulla verde, un'esitazione prima dell'uscita.
Bello l'assaggio. Lucido, vigoroso, diretto subito. Generoso in tannini, ben modellati, non ancora levigati. Alcool. Fresco il finale, che s'arrende solo dopo lunga trattativa con il palato, che resta teso e colpìto.
Bicchiere giusto.