Per una delle Denominazioni più esorbitanti della storia la celebrata cantina di Sondrio realizza una inusuale interpretazione del Nebbiolo d'alta quota. Fortunatamente diverrà poi Valtellina Superiore DOCG per le impervie strade dell'enoburocrazia: ma noi che dei nomi ce ne interessiamo quanto del sistema riproduttivo della migale ecco che ci avviciniamo a questa vendemmia novembrina con i succhi e le polpe nella mente. Invece l'altura offre grappoli sani e vivi, e l'usuale pazienza di Arturo Pelizzatti Perego che lo porta in tavola quasi due lustri dopo.
Rubino profondo, nero nel cuore, sfumato sull'orlo.
Naso cesellato in piccole sculture sovrapposte. Intagliate in un frutto surmaturo ma non cotto, ecco fresche note balsamiche, ecco la garanzia di agevole bevibilità: frutta rossa, frutta spiritata certo, poi la frutta come fosse flambè. Finisce in un'aria di pepe appena pestato, aerea.
L'assaggio è coinvolgente: puoi dire anche emozionante, in una configurazione succosa senza essere burrosa. Generoso, eppur mai prodigo, con tannini affioranti su una lussuriosa dolcezza. Lungo anche dopo il sorso.
Bicchiere memorabile.