Quando arrivi a Menfi, in Sicilia, sul mare, a metà strada tra Trapani e Agrigento, quel che immediatamente ti colpisce è la luminosità. Una luminosità sgargiante, come se ci fosse, tra il tuo occhio e l’esterno, un filtro da fotoritocco in modalità on. Così il rosso è particolarmente rosso, e il blu è blu sul serio. Una luminosità figlia non di un calore particolare – è caldo, ma meno di quanto immaginavi – ma di un contrasto superiore.
Quando arrivi a Menfi, in Sicilia, sul mare, a metà strada tra Trapani e Agrigento, capisci che il Cometa è sì Planeta, con quella esecuzione enologica tirata a lucido che ti semplifica la lettura del vino.
E ti riporta anche che sia fatto con fiano, perché, nonostante con quelli irpini la somiglianza sia come Schwarzenegger con De Vito in quel vecchio film, il disegno complessivo può essere figlio solo di un vitigno di prima grandezza.
Ma quel che capisci è che questo Cometa è molto, molto di più Menfi di quanto avessi pensato prima di esserci stato.
Oro vivo, lucido, grasso e verde. I profumi ti accecano. Mango, mandarino, pesca, burro, lavanda, origano, con un magnifico – magnifico proprio – intreccio di frutto, grasso e sale al palato. Finale barocco, morbido e salato, traboccante profumi. Il tutto in una struttura carnosa e appagante, di impianto chiaramente siculo. Un capolavoro di mediterraneità con ampi margini di tenuta, anche se lo berrei adesso.
Magari – siamo in vacanza e per una volta non pensiamo all’estratto conto – in accompagnamento ai gamberi rossi crudi di Mazara del Vallo, vestiti solo di un extravergine di quelli per niente timidi. Dopo di che concorderete che, nella vita, qualcosa di peggio c’è. 22 €