Non fate caso alla bottiglia un po’ particolare e civettuola, che sembrerebbe più adatta ad un prosecchino modaiolo. O al nome del vino, Anna’s Secret, che, chissà perché (e a qualcuna sembrerò magari un erotomane…) ha subito fatto pensare ad una linea di biancheria intima femminile piuttosto sexy. L’azienda ed il vino, un nuovo rosato di Sangiovese, che delizia, che bontà!, sono assolutamente seri.
Di questa azienda vi avevo già parlato, nel novembre 2013 (novembre, come vedete i rosati si possono bere anche in pieno inverno..), scrivendo, molto positivamente, leggete qui, del rosato Alfa Tauri annata 2012.
Un’azienda, il Podere Val di Toro, che si trova vicino Grosseto nella Maremma Toscana, sulla sommità di Poggio La Mozza, a circa 90 metri sul livello del mare. Un’area che beneficia di un ottimo microclima favorito da forti venti e buone escursioni termiche, con terreni che deriva da disgregazione di roccia arenaria con un ottimo scheletro. I vigneti sono giovani, impiantati nel 2004 da Anna Maria Cruciata e Hugh Constable Maxwell, l’azienda conta sulla consulenza di un grande e discreto sangiovesista di lunga esperienza come Maurizio Castelli, produce un Sangiovese in purezza denominato Reviresco e un Igt Maremma Sangiovese e Montepulciano (niente vitigni bordolesi, che Bacco vi benedica!) denominato Val di Toro e un sorprendentissimo (si può dire? Non lo so, io lo dico) bianco, Auramaris, un Vermentino per l’85% con un saldo di 15% nientemeno che di Grechetto.
E la superficie vitata è di dieci ettari dei 25 totali teoricamente disponibili, selezionati scegliendo i migliori terreni e la migliore esposizione a Sud, Sud Ovest, con una densità per ettaro di circa 6000 viti allevati a guyot e cordone speronato.
Non bastava l’Alfa Tauri alla Signora Cruciata, un rosato che continua a produrre, ma ha voluto “rincarare la dose” e ribadire la propria passione per i rosé con un nuovo rosato, un vino in cui crede molto, visto che le bottiglie prodotte sono ventimila, mica pizza e fichi…
E, presentato in questa forma un po’ birichina, con bottiglia speciale e nome da sfilata di lingerie con modelle da mille e una notte (di cui io, quasi sessantenne, potrei essere puntualmente il padre, e che mi limito a guardare sorridendo paternamente), ecco il nuovo vino, da vigneti provenienti dall’area di Poggio La Mozza, Grosseto, posti su terreni mediamente calcarei, con disgregazione di roccia arenaria, uve vendemmiata a metà settembre per un vino rosato ottenuto per pressatura e non per salasso.
Con la presenza degli zuccheri lodevolmente contenuta in nemmeno due grammi litro (niente stupido effetto caramella, chewingoso, banale, ruffiano perché così voluto da produttori altrettanto ruffiani e senza gusto, inchiodati ad un’idea scema di un consumatore che vorrebbe rosati dolci e morbidoni: aggiornatevi e venite giù dalle piante, allocchi!).
Un vino che ha convinto sia me, che sono severo, che la mia dolce metà, che sui rosati è intransigente (come con me…) e che li pretende buoni, beverini, ma minerali, salati, ben tesi e non fasulli.
Colore più che buccia cipolla direi buccia di pesca bianca, rosato scarico, petalo di rosa, mostra un naso fresco vivo elegante di bella delicatezza e sapidità, con agrumi e fiori bianchi in evidenza, sale, piccoli frutti rossi, lampone e soprattutto ribes e un lieve accenno di ciliegia più che di fragola, molto aperto, fragrante, vivo, di grande finezza precisione e pulizia.
Attacco in bocca asciutto, vivo, delicatamente nervoso, di buona sapidità, non molto largo ma preciso, verticale pulito, succoso il giusto: non ha grande corpo, ma ha bella vena delicata, quasi da Chiaretto gardesana, meglio, Valtenesi Chiaretto, equilibrio, piacevolezza e una vena minerale finale che conquista. E brava Anna, il suo segreto ora è di pubblico dominio!