Ho già detto, scrivendone
qui,
qui e poi
ancora qui, che quest’estate alcune delle mie più belle soddisfacenti bevute rosatiste sono state targate Marche e Abruzzo. La cosa non è sorprendente, essendo il Montepulciano, con il Negroamaro ed il Bombino nero, uno dei più grandi vitigni da rosato italiani, nel caso dei rosati provenienti dalla patria di Gabriele D’Annunzio. Lo è stata invece nel caso di una serie di rosati marchigiani, espressione di uve le une diverse dalle altre, e talvolta rare, come la Vernaccia Rossa di Pergola – clone Aleatico, la Vernaccia Nera di Serrapetrona, oppure un intrigante mix di Montepulciano, Sangiovese e Alicante nero, rappresentato dal
Rosa di Montacuto di Moroder, di cui scriverò presto.
Una via marchigiana al rosato che trova in un altro rosato che ha colpito me e la rosatista convinta ed esigente che assaggiava con me e che da questo vino è stata decisamente stuzzicata un’altra eccellente espressione. Anche in questo caso ci troviamo di fronte all’utilizzo, ottimale visti i risultati, di un vitigno che più autoctono non si potrebbe, come la
Lacrima nera dell’anconitano, varietà che nel passato pare fosse presente anche nel resto delle Marche, oltre che in Campania, Umbria e Puglia, ma che poi ho trovato il proprio habitat, o il proprio “ridotto della Valtellina” dove difendersi strenuamente per non scomparire, nel borgo di
Morro d’Alba, già curtis intorno all’anno Mille, all’epoca di Federico I.
Secondo gli ampelografi si tratterebbe di un’uva in qualche modo derivante dall’Aleatico il cui nome è legato alla maturazione della buccia, che quando si verifica vede la buccia degli acini rompersi con facilità lasciando colare gocce di succo, idealmente simili alle lacrime. Destinataria dal 1985 di una Doc e normalmente fonte di vini rossi che trovano ideale abbinamento a salumi locali come il salame lardellato di Fabriano o il
ciauscolo, oppure a primi piatti al ragù con animali di basso cortile e piatti a base di carni bianche o ancora ad antipasti marinati a base di pesce azzurro o brodetto di pesce all’anconitana, la Lacrima Nera viene vinificata in bianco e destinata alla produzione di rosato da un’azienda di recente storia, nata solo nel 2002, come la
Conti di Buscareto, creata da Enrico Giacomelli e Claudio Gabellini “con l’obiettivo di riscoprire e mettere a dimora i vecchi vitigni marchigiani per poi vinificarli in una chiave nuova e moderna”.
In quest’ottica lavorare sul vitigno Lacrima Nera, ottenendo due rossi e due spumanti Charmat ed un rosato, è stato l’approdo naturale, considerando che a Lacrima sono coltivati 18 dei circa 70 ettari vitati (la produzione ha raggiunto le 200 mila bottiglie), situati soprattutto in località Sant’Amico a Morro d’Alba in terreni collinari posti ad un’altezza variabile dai 150 ai 200 metri sul livello del mare, esposti a Sud-Ovest.
La denominazione Lacrima di Morro d’Alba seppure molto piccola comprende oggi qualcosa come 150 ettari, situati a Morro d’Alba, Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Ostra, San Marcello e Senigallia, con esclusione dei fondo valle che si affacciano sull’Adriatico. Non sapevo e non so altro della Conti di Buscareto, ma l’assaggio del
Rosa, presentato con una nitida etichetta dalla grafica pulita, mi ha convinto di trovarmi di fronte ad un rosato che vale la pena prendere decisamente in considerazione.
Splendido innanzitutto il colore, un rosa salmone pallido, un cerasuolo timido appena accennato dalle sfumature melograno, di bellissimo e delicato aspetto. Altrettanto soave, tutto colori pastello sfumati e non accesi l’aspetto olfattivo, con un bouquet ben fresco, floreale, leggiadro, che evoca i petali di rosa, la pesca bianca, gli agrumi, con una leggera e piacevolissima nota aromatica, e assume poi un carattere ben sapido, minerale, molto pulito e invitante. L’attacco in bocca è secchissimo, molto salato, di grande rigore, con acidità importante ma bilanciata che spinge, un grande nerbo e una verticalità dinamica, scattante, che rende il frutto (ancora pesca bianca e un tocco di mela verde) succoso al punto giusto. Il tutto in una cornice di grande equilibrio (l’alcol è lodevolmente contenuto a solo 11 gradi) che rende il vino estremamente piacevole e ideale come aperitivo inconsueto o in abbinamento ad antipasti freddi a base di salumi, verdure o pesce.
Un’idea personale del rosato ancora una volta sorprendentemente targata Marche…