La storia del Pinot Nero di Mancini è del tutto affascinante: cloni delle piantagioni napoleoniche del 1861 ora resituiscono l'uva che va a comporre l'Impero, Bianco da uve nere.
Paglierino bello intenso, ha profumo caldo e avvolgente. Assieme alla base granitica s'aggrappa il tono della vaniglia, chiara desinenza del legno utilizzato per le fermentazioni e l'elevazione. Attorno l'albicocca, fors'anche il melone maturo.
L'assaggio va via tondo, e s'impenna sotto una spinta alcoolica poderosa: un 14 gradi netti che impegna il palato in ampiezza e pure in spessore. L'anno in più di riposo l'ha ripreso, assottigliato e affilato, con una parabola pronunciata fino all'uscita. Ben copiati gli aromi, con un'oncia d'eleganza in più sul finale.
Bicchiere che unisce la curiosità dell'insolito ad una esecuzione cristallina. Insolita anche l'etichetta, disegnata dal vignaiuolo con le sue mani.