Io, rosatista ante litteram e incrollabile, tengo duro e anche se Natale si avvicina a larghi passi continuo imperterrito, perché li bevo come se fosse estate e perché li trovo perfetti su una marea di piatti che io, cuoco single, mi preparo, a proporvi rosati. Soprattutto quando ne trovo ancora, a fine 2014, alcuni che sono non solo buoni e appetitosi, ma perfettamente integri e freschi come una rosa e perfetti per il consumo come fossero appena nati.
E così, andato a Piacenza sabato e domenica scorsi per degustare bianchi e rossi “veri” nell’ambito della meravigliosa Mostra mercato della Fivi (dove ho incrociato, guarda caso, un certo Caffarri…) ho scoperto non solo quello che cercavo, e alcune ottime bollicine sorprendenti, bensì qualche rosato nei cui appunti di degustazione ho riportato la seguente dicitura “da cucchiaiare”. E’ il caso ad esempio, del Lagrein IGT (e io ho già più volte detto che considero il Lagrein una grande uva da rosato) scoperto al banco d’assaggio di una piccolissima azienda altoatesina di Egna nella Bassa Atesina, espressione dei vigneti coltivati in un maso denominato Glassierhof che è da 9 generazioni proprietà della famiglia Vaja.
Una dicitura, Glassier, che deriva dal nome latino clausura che veniva usato, come anche nel caso del Glassierhof, per i terreni circondati da una muraglia. Insomma una sorta di clos, per dirla alla francese, di tre ettari e mezzo da cui si ricavano “ben” 17.000 bottiglie, che comprendono ottimi Pinot bianco e Sauvignon (su un terreno di solo porfido) una cuvée Pinot bianco e Chardonnay, una parte della quale affinata in legno, e per gli amanti del genere, quorum non ego, Cabernet, coltivato su una collina formatasi nell’ultimo periodo glaciale e un Merlot su terreni argillosi.
Le vinificazioni vengono condotte indifferentemente, a seconda dei vini, in acciaio, cemento e legno. E alla postazione piacentina del Glassierhof, dove le uve uve vengono prodotte secondo la direttiva CEE 2092/91 che regolamenta l’agricoltura bio-organica, ho trovato una vecchia conoscenza che non incontravo da tempo. Ovvero quell’altoatesino un po’ particolare, capelli lunghi, niente grembiule blu, ma un tenace, orgogliosissimo (e legittimo) attaccamento a quella terra che un grandissimo scrittore sudtiroler, Joseph Zoderer, ebbe a definire “di mele e vino”, che corrisponde al nome di Stefan Vaja.
Un piccolo viticoltore, che dispone di poco più di tre ettari nei pressi della collina “Castelfeder”, intorno alla quale, già nel periodo preromano, si coltivava l´uva, e Plinio nel 23 d.c. parlava dei vini di questa zona, noti nella vecchia Roma, che conobbi e con cui interagii quando entrambi collaborammo, con un altro signore di Egna dal carattere impossibile, tale Peter Dipoli, all’ideazione e organizzazione delle prime edizioni delle Blauburgunder Tage o Giornate altoatesine del Pinot nero, e che avevo un po’ perso di vista pur sapendo che si era messo seriamente a produrre vino.
I suoi vini, assaggiati a Piacenza, mi hanno conquistato, dal sapido, nervoso, vivace, elegante Pinot bianco, soprattutto uno scattante, integro 2009, alla ricca e ampia cuvée Pinot bianco – Chardonnay denominata Glassier, sino ad un Sauvignon da riassaggiare e seguire e ammirare per la sua tipicità e l’assenza di note verdi, ma profumato di sambuco e frutta matura, fino a questo Lagrein (varietà la più coltivata nelle sue vigne insieme al Pinot bianco) che lui chiama non Kretzer ma Rosé, perché ottenuto da uva intera. Un vino gustoso lo definirei, colore melograno con una leggera unghia che vira verso il granato, un naso caldo, maturo, profumato di piccoli frutti rossi e di sottobosco, con una leggera sfumatura tra la liquirizia ed il selvatico, molto pulito, accattivante. Un naso che si amplifica in bocca dove il vino si dispone ricco e carnoso sul palato, largo, pieno, con un bel tannino terroso di salda consistenza che si fa sentire ma non morde, una bella ricchezza di frutto, una lunga persistenza ed un finale preciso e avvolgente su note selvatico-terrose.
Un gran bel Lagrein Rosé, che potete bere anche ora quando forse, tra qualche giorno come dicono, arriverà la prima neve… Prosit!