Il Magliocco è un vitigno disperso di antica memoria calabrese: rinato negli anni 80, ora coccolato da questa piccola dinamica azienda del Cosentino.
Hai il rubino sanguinoso, ombroso e ben pigmentato, ematico e materico, abbracciato al vetro.
Appena scoperto si ritrae, più per ritrosia che per timidezza. Poi, dopo almeno due quarti d'ora, inizia la progressione che apre la via a ricordi complessi, suggestivi, ridondanti. Chiara l'espressione silvestre, con tracce boschive, non esenti da appoggiature animali. Anche balsamico, anche erboso, anche rampicante di frutta rosse sotto spirito, ultime a morire: assieme a un intuizione di vinaccia fresca.
Il sorso, presentato da un retrolfatto di tabacco fermentato, non si corica sulle stratificazini olfattive, ma si arrampica su un tannino di inesausta vigoria, aggrappante, quasi lirico. La seconda parte si stringe lasciando il lezio per strada, e concentrandosi su una linea decisa, non priva di un tratteggio acido quasi in bianco e nero.
Chiusura polverosa, che resta arrovellata al palato per sempre.
Bicchiere meridionale senza compromessi, educato al cartellino, brillante di viva gloria futura. Attenderemo gli ultimi millesimi, vinificati nella propria cantina.