Magliocco, Guarnaccia Nera, Aglianico e Greco Nero. Un bel guazzabuglio d'anime, diresti.
Allora guardi la bella etichetta e leggi il bicchiere, finalmente imbottigliato direttamente dal produttore: rubino sanguinoso, con il bordo scarlatto infuocato. Poca materia sul vetro ma ferma.
Il vino odora forte: non cerca la grazia, nè una pulizia formale: ma guizza tra groppe nervose di animali selavtici, cortili in penombra e sentieri camminati raramente. POtresti discuter se quel chiuso finale è un'espressione o un'oscurità: ma quello che ne esce è volumetrico e comunicativo. Quasi t'abbraccia di forza.
Il sorso poi viaggia lungo sul suo bel succo fastoso, non privo di una certa vigorìa calda ed esibita. E' presto, ed è giovane: ne vorresti avere ventiquattro cartoni da dimenticare in cantina, ma anche da versare nei calici degli amici: appaga il palato, pur conservando ancora qualcoda da regalare, magari più avanti.
Bel bicchiere.