Romano Mattioli ha tante idee e alcuen convinzioni: mettere in bottiglia succo d'uva e poco altro.
Dunque coltiva queste uve Pignoletto e Trebbiano a 450 metri d'altitudine, all'ombra del castello di Guiglia nell'Appennino Modenese, in regime rigoroso, e altrettanto fa in cantina: controllo della temperatura, e tecniche antiche.
La rifermentazione in bottiglia è il credo: e il rsiultato è un vino "col fondo" che nel bicchiere appare satinato, intenso, lucido. La spuma è ricca e cremosa, la bolla bislacca e di mille calibri diversi.
Al naso riconosci la torta al limone, la pasticceria agrumata, la pera, La mela golden. L'assaggio è coerente, lineare, salato. Appena beve, ma con il finale in cui torna l'albedo del limone, inclusa la sottilissima linea amaricante.
Un bicchiere fresco, non privo di un aspetto di rustica nobilità, che vuole in tavola pani integrali e salumi stagionati., lardi, salami conciati con l'aglio, pancette di mille mesi.