Non molto tempo fa ho ascoltato un autorevole commentatore, Davide Paolini, affermare che certuni Rosati, invecchiati ed addirittura passati in Barrique sono una forzatura, uno snaturamento di quel vino che ha nella freschezza e nella giovinezza i suoi caratteri peculiari.
Non ho titolo per confutare questa tesi, ma il Rogito è un bicchiere stupefacente.
Un aglianico in purezza, vinificato in rosa, conosce il legno e il riposo, e i 14.5° sono effettivamente qualcosa di fuori dell'ordinario: ma questo vino lo è in tutto.
Già il colore, veramente insolito: un rubino in nuance, ma diafano, venato di riflessi pompeiani, luminoso, l'unghia appena rosa. Sul vetro appare una certa tensione, svolta in una trina delicatissima, un vero ricamo.
Il naso allungherebbe il passo anche a molti rossi: deciso e intenso, è assai definito sui toni d'inchiostro e di corteccia, con lo spirito visimmo delle piccole frutta sott'alcool.
Verso la fine emerge una lieve spezia, e una traccia breve di liquirizia.
La bocca s'appalesa come una sciabolata netta di gusto profondo, vasto ed articolato in sfumature susseguenti, con il ricordo dei grandi bas aragnac verso il centro.
Finale appagante, piccante e seducente.
Strano, ma imperdibile.