Dietro l'oscura denominazione burocratizzante "Basilicata Bianco", che cela più che spiegare, ecco risplendere una versione particolarmente intensa di succo del Vulture, da uve Fiano e poc'altro.
Un paglierino diafano, non privo di una certa materica tridimensionalità, scopre un robusto impianto aromatico: fumato, freddo, ricamato sulle trine di un frutto ricamato di fino, come i pomeriggi di paese le piazze e le chiese. Facile cadere nella seducente trappola del racconto per negazione: agrumato ma non citrino, amaro ma non ammandorlato. Làvico, ma non sulfureo.
E' il sorso che convince definitivamente: complemetare più che bovinamente ricalcato sui profumi, surfa sulla riga vibrante d'alcool, che non riesce a diventare calda, segnata da tonalità asprine quasi tattili. Il finale arriccia il palato, catturandolo.
Bicchiere diversamente sudista.