Le spettacolari etichette in tessuto di questo "Lambrusco della Provincia di Modena prodotto con uve di Salamino di Santa Croce" gettano nel più profondo sconforto un lettore scarsamente appassionato di enigmistica: sul fronte infatti apprendi che si tratta di un IGP, vino biologico.
Per fortuna il
produttore non si perita di scrivere e ci dice che questo vino è fermentato in bottiglia senza aggiunta di solforosa, e sboccato nel marzo '13. Proprio questa ultima operazione lo contraddistingue dai tradizionali Lambro rifermentati in bottiglia alla vecchia maniera.
Allora eccolo nebuloso nel bicchiere, piuttosto opaco, quasi denso. La spuma è piccola e svelta, e pure all'assaggio la troverai meno rutilante dei Modena che conosci.
Il naso è spesso: maschio: autunnale. Tanto bosco ceduo, tanta terra smossa, poi il pane ripassato in forno, in un affresco pieno di penombre espressive. Solo in fondo lo sprazzo di luce dei frutti rossi: lamponi e more, più che fragole, ma impettiti e fini. Il tutto in un disegno davvero personale, che esalta il Salamino e ne trae una verisone in prosa concreta e comunicativa.
Nell'assaggio si è detto della spuma sottile, che rende il sorso liscio e un filo pannoso: poi salgono l'alcool e il timbro acido che lo rialzano e spingono avanti con forza. Tannini piccoli e sottili nel finale, chiusura scura e vagamente amaricante.
Bicchiere inusuale, che alla curiosità aggiunge una importanza del sorso che fa aggio.