Tempo di lettura: 3 minE’ più forte di me: da quando ho conosciuto questo produttore e i suoi vini mi si è fissata in mente la scena perfetta - per una "cinepatita" di citazioni - che avrei sognato per introdurre ad un pubblico-degustante questa bottiglia. Ed è di nuovo da quando ho deciso di stappare Le Drude 2006 che ricorre questa immagine: parafrasando quella pietra miliare dei Blues Brothers replicherei il botta-risposta di John Belushi con l’improbabile James Brown versione reverendo protestante, salterei in piedi tra il tripudio festante della folla avvolto da una magica aura e inizierei a gridare “Ho visto Laluce!!”. Ecco secondo me questa bottiglia dovrebbe proprio averlo come ingresso di default: uno la sceglie dalla carta, e… si abbassano automaticamente le illuminazioni in sala, parte l’organetto da Superbowl e il fascio dell’"occhio di bue” di sposta sull’etichetta.
Ho conosciuto Michele Laluce quasi un anno orsono, in occasione di un indelebile viaggio in Basilicata organizzato meravigliosamente dall’amica e produttrice
Sara Carbone alla scoperta del terroir dell’Aglianico del Vulture. Il francesismo tecnico non è casuale: 4 giorni di full immersion tra vigne, vini, cantine, persone, tradizioni locali, cibo, pane e aria di Basilicata. Ricordo che alla partenza mi sembrava surreale pensare che l’andare a scoprire un vitigno e il suo habitat era stato addirittura il motore per un tour in una regione dove non ero mai stata, e che collocavo in una posizione casuale dello stivale ignorandone totalmente le caratteristiche pedoclimatiche (si vabbè parola brutta ma è quello).
Ripensandoci, torno ad esclamare “La luce!”, e stavolta non a caso con le sillabe staccate correttamente. La luce della Basilicata è un’esperienza dalla quale non si può tornare indietro, una di quelle cose che una volta che le hai viste userai come paramentro ogni volta finchè qualcosa non supererà per intensità l’esperienza vissuta. Nell’
on-the-road, complice l’arrivo nel Vulture subito dopo un temporale estivo, il cielo si squarciava di raggi, e si avvicinavano le ore del tramonto, così i raggi erano intensi e venati di colori caldi. Le colline che accompagnavano la strada erano coperte di grano dorato e le pale eoliche sembravano delle ballerine che elegantemente salutavano l’arrivo degli ospiti. Nei giorni successivi la luce non ci ha mai abbandonato: era ovunque. Occhieggiava sulle colline di Melfi tra i filari, si specchiava sui Sassi di Matera e invadeva il campo del cielo azzurro-Windows con tanto di nuvolette bianche basse disegnate a completamento della cartolina perfetta.
E proprio in una giornata di “blu dipinto di blu-lucente” sono arrivata a Ginestra, località nella provincia di Potenza fatta di curve tra campi di grano, fino ad arrivare in cima alla collina da dove si domina la vista sulle proprietà dell'Azienda Agricola Laluce. Michele apre le porte della cantina con l’affettuosità tipica al sud di quando arrivano a casa i parenti lontani: vorrebbe farci vedere tutto, raccontarci tutto, come a recuperare il tempo passato distanti. E così mi aggiro tra le botti col mio "bicchiere di tannini alla frutta" già composti nonostante sia l’ultima vendemmia. Ricordo ancora che mi disse: “Fatti la foto vicino alla botte numero 3 perché il 3 è il numero perfetto!” Sono passati molti mesi eppure quel suo calore, per nulla artefatto espressione di una genuina voglia di raccontare la propria terra, lo ritrovo qui ora nel calice di Le Drude 2006.
Un aglianico del Vulture polposo ma non obeso, con quella “ciccetta” che rende le donne formose del sud sensuali e incredibilmente affascinanti, una Marilyn Monroe mora nel calice. La frutta integra di ciliege nere e cassis è avvolta in fragranze di violetta, rose e pepe, con una punta di capperi sul finale. I profumi non sono affatto ostentati e accompagnano un sorso con accenni di tabacco dove torna a dominare il pepe forse con una punta di rabarbaro a chiudere, ma soprattutto si spande un’elegante tonalità affumicata con accenni di balsamicità. Un vino con tante cose da cercare e scoprire nel bicchiere, ma diretto e gentile, senza costruzione nè bon ton, e il tannino della bottiglia è ancora quello composto che ricordo io della botte numero 3, anche se ora ingentilito dal tempo.
Riguardo quella foto ed è subito
saudade di sud, di Basilicata, di estate e di #adv1 (search on Twitter).
Soundtrack: Verrà l'estate (Malika Ayane - Pacifico)
