Quando si dice
Taurasi si pensa immediatamente all’omonima località dell’Irpinia, in provincia di Avellino, che dà il nome ad una delle più blasonate denominazioni del Sud Italia e forse alla massima espressione, insieme ai vini che vengono dal Vulture in Basilicata, di quel principe dei vitigni a bacca rossa meridionali che è l’
Aglianico.
A Taurasi e dintorni produrre
Taurasi Docg è naturale come produrre Barolo a… Barolo, e sono molti ormai i produttori che cercano di coniugare la struttura di questa uva dalla storia antichissima con la superiore e variegata eleganza e ricchezza aromatica.
Da una decina d’anni, dal 2002 esattamente, a loro si è aggiunta una piccola realtà produttiva opera di un giovane che iscrivendosi in quell’anno alla Facoltà di Agraria pensò che il lavoro di viticoltore del padre potesse essere ulteriormente completato e valorizzato scegliendo la strada difficile della trasformazione delle uve in vini. I bei progetti per essere realizzati hanno bisogno di tempo e contestualmente alla costruzione di una piccola cantina in Taurasi, cominciò il percorso produttivo di
Raffaele Guastaferro, questo il nome del giovane, e della sua azienda.
Percorso facilitato da un grande vantaggio, poter disporre di una decina di ettari di vigneti storici, alcuni anche vecchissimi, anche di 150 anni d’età, su piede franco, in quel di
Taurasi, in contrada Piano dell’Angelo. E per rendere un po’ meno complicate le cose, perché i rossi base Aglianico, i Taurasi Docg e anche il più giovane
Irpinia Doc Memini hanno bisogno di qualche anno di affinamento prima di poter essere commercializzati Guastaferro, i cui vini cominciano a farsi strada e a raccogliere apprezzamenti da parte della critica (nell’ambito della rassegna
Radici del Sud 2013, il millesimo 2007 della Riserva è stato il Taurasi secondo classificato della giuria nazionale e
primo classificato della giuria internazionale) ha pensato che fosse il caso di completare la gamma dei prodotti con un vino bianco.
E la scelta è naturalmente caduta, anche se l’alternativa del Fiano era altrettanto valida e affascinante, sul vitigno più antico dell'Avellinese, il
Greco di Tufo. Un bianco che ha per certi versi qualcosa di un rosso, la forte struttura e ampia tessitura, la pienezza, oltre alla solarità, che caratterizzano i rossi di quest’angolo di Campania dalla grandissima vocazione enoica. E anche sul bianco Guastaferro sta dimostrando di saperci fare bene, di avere le idee chiare, uve valide e una capacità di trasmettere nei vini la verità del loro territorio di origine. Come dimostra l’annata 2012, ottima ora da bere, del Greco di Tufo denominato
Cardinale.
Colore paglierino oro intenso e brillante, colpisce e trasmette calore con il suo naso fitto, caldo, mediterraneo, molto denso e complesso, di grande espansione, tutto fiori gialli, anice, liquirizia ancora in legno, miele, pesca noce e prugna gialla, con accenni di miele. La bocca conferma l’impressione di trovarsi di fronte ad un bianco importante, di salda struttura, con un attacco asciutto, ben secco, che si allarga progressivamente e conquista il palato, con persistenza lunga e piena, ricchezza di sapore, questo mentre un nerbo minerale spiccato, una fresca acidità quasi petrosa e salata danno profondità e grande energia vitale al sorso.
