Sarebbe bello mettersi d’accordo e denominare la fermentazione spontanea in bottiglia – ultracentenaria pratica contadina emiliana per nulla tutelata, alla quale si sta interessando anche uno champagnista di prim’ordine come
Anselme Selosse – ‘fermentazione
naϊf’. Visto che c’è una invisibile vena sotterranea che unisce il mondo dei migliori frizzanti di Modena e Reggio a quello raffigurato dai pittori privi di accademia.
A pensarci un attimo, e giusto per fare l’esempio più lampante: i colori e gli umori messi su tela da Antonio Ligabue, che infatti era di queste parti, non sono poi troppo differenti da quelli espressi da un grande Lambrusco. Il quale piacevole e gastronomico lo è sovente, ma grande molto, molto raramente.
Vittorio Graziano è uno dei più venerati interpreti di Castelvetro (non avete mai visitato questo splendido paesino della collina modenese? Merita), e la Fontana dei Boschi è il suo migliore cru. Come dargli torto: scuro, freschissimo il colore, profumo viscerale, rustico, eccezionalmente complesso per la tipologia, di inchiostro, cuoio, chiodi di garofano, su un fondo di frutta nera e balsami. Spessosissimo (e spassosissimo) al palato, molto strutturato, con carbonica puntiforme, tannini stratificati e finale prorompente, di goudron, acciughe e frutta nera.
Un grande frizzante, ma solo per chi non ama il fotoritocco. Gli altri, presumibilmente, sentenzieranno
brett. Cosa peraltro vera, ma è solo la cornice.
E poi sarebbe un po’ come non apprezzare Ligabue per la mancanza di una tecnica pittorica accademica.
Prezzo elevato per la tipologia: 10 €. Ma un motivo c’è.
Dal lotto si evince che è un 2010, ma sembra fatto domani.