Piazza San Prospero è uno degli angoli più belli del centro storico di Reggio Emilia. Anzi, forse il luogo meglio preservato immune dai delirii palazzineschi degli anni '60 e '70 che hanno violentato la città senza arte nè cura. Non stupisce che l'Antica Casa Vinicola "Cà de Medici" nell'anno del centenario abbia voluto richiamare un suo prodotto storico, il "Piazza San Prospero" nella linea "Traguardi". Il numero nel nome, 98, ricorda l'anno in cui è stato lanciato in un complesso giuoco di richiami alla storia aziendale e cittadina.
Sulla bottiglia la congerie di denominazioni, in cui si evidenzia la scollatura tra la nomenclatura burocratichese - di così poco interesse per il consumatore - e il "messaggio" del produttore. Da un lato, la Denominazione d'Origine Protetta - ma non più "Controllata" - Reggiano Lambrusco Rosso Scuro Vino Frizzante Secco; dall'altra il nome, "Prospero 98 - Lambrusco Nero", Metodo Charmat. Questa bottiglia è su Appunti Digòla oggi in anteprima: ne sono state prodotte 4800 bottiglie usando uve Salamino e un saldo di Ancellotta, e rilasciato con una pressione un po' più garbata della norma: formidabile la rispondeza del bicchiere al progetto del produttore.
La confezione è lussuosa, addirittura sofisticata: il marchio a rilievo sul vetro, la particolare bottiglia di vetro medio-pesante, la raffinata serigrafia, la complessa tarsìa dell'etichetta e della controetichetta, il tappo a fungo-e-gabbietta, i colori metropolitani: grigio e fucsia.
Il vino in effetti è nero, del tutto impervio alla luce, con quel bordo brillante schiettamente porporato. La schiuma è fulminante, profondamente prugna, abbagliante.
Il naso ha solo il ricordo di frutta di bosco, la fragolina è riconoscibile ma delicata: sopra un mano virile e potente ma ancora garbata che ricorda quei deliziosi tratti selvatici, quell'adorabile tappeto vecchio dei rifermentati in bottiglia: ma è charmat, e lavora su altre finezze, senza traumi ma con tanta forza comunicativa.
Nel sorso il Prospero dà il meglio di sè, fissando un termine di paragone per questa categoria: i tannini legano bene fin da subito senza arricciare il palato, poi fanno spazio ad una dolcezza intuita ed un centro aggrappato a quella caratteristica "brusca" del vitigno principale.
Fitta la seconda parte del sorso, non certo pronta a finire subito.
Una interpretazione convincente di Lambrusco Reggiano in autoclave, un bicchiere appagante.