Singolari i percorsi di noi cronisti del vino! Sono partito per la
Maremma, a fine agosto, con l’obiettivo e la speranza di degustare buoni
Morellino di Scansano nell’ambito della rassegna
Vinellando ottimamente organizzata dal Comune di Magliano in Toscana. Ne ho trovati di buoni, ad esempio il
Podere 414 di Simone Castelli, figlio del grande enologo Maurizio, il Tore del Moro dell’
Azienda Santa Lucia, quello dell’azienda
Montecivoli, nonché il
vincitore della manifestazione, l’ottimo
Morellino di Scansano Heba 2011 (95% Sangiovese, con un saldo del 5% di Syrah) della
Fattoria di Magliano, di cui ho degustato, veramente sorpreso, un 2004 in splendida forma e godibilissimo a tavola. Sono però tornato da Magliano con una consapevolezza, l’aver trovato non solo un grande bianco toscano, ma di gran lunga il miglior Vermentino che abbia mai bevuto in Toscana (con l’eccezione della produzione in area toscana del Colli di Luni Vermentino, che io considero tuttora il Vermentino del mio cuore).
A produrre questo Vermentino, denominato
Pagliatura, e dotato, come tutti gli altri vini della tenuta, di una bellissima etichetta opera dell’architetto e artista lucchese
Mauro Lovi, autore dell’intero originalissimo e raffinato progetto grafico, proprio quella Fattoria di Magliano, distribuita in Italia da
Pietro Pellegrini, creata nel 1996 dall’imprenditore di Lucca Agostino Lenci rimasto letteralmente folgorato da questo angolo di una Maremma ancora selvaggia e autentica, tanto da programmare progressivamente l’impianto di qualcosa come una sessantina di ettari dislocati in splendidi vigneti (che ho camminato, come amava dire Veronelli) condotti in biologico dal 2011.
Accanto al Sangiovese, che vinificato in purezza dà vita ad un ottimo rosso affinato in acciaio, il
Sinarra, e ad un altrettanto buono rosato,
Illario, (di cui non scriverò perché le 5000 bottiglie prodotte sono già volate via, accidenti…) mentre con un pizzico di Syrah esprime il Morellino
Heba, e ad alcune varietà internazionali rosse da cui nascono il Syrah
Perenzo (molto interessante) e l’elegante “Super Tuscan”
Poggio Bestiale (dal nome di un vigneto posto in posizione spettacolare), il Vermentino si è meravigliosamente ambientato nelle tre aree, Sterpeti, Tizzi e Poggio Bestiale, dove è distribuita la superficie vitata, tanto da dar vita, pur con vigne ancora abbastanza giovani, quattro ettari complessivi, piantate come sono state nel 1998 e 2002, ad un vino non solo piacevole, ma dotato di una sorprendente evoluzione nel tempo, cosa che in terra toscana è abbastanza raro.
Provati accanto al 2012, ottimi 2011, 2010, e soprattutto fiammeggianti 2009 ed un incredibile 2008, degustato con i piatti dell’ottima cucina del
ristorante interno alla tenuta, dotato di una freschezza, di un’integrità, di una mineralità, di profumi quasi da Riesling renano tedesco, da lasciare veramente stupefatti. Il
Pagliatura, nome di uno dei toponimi della proprietà, apparso perfetto a Mauro Lovi per battezzare questo vino da atmosfere estive, con un’etichetta dove predominano i toni del giallo, della paglia, del grano, è un Vermentino 100%, prodotto in 30-40 mila esemplari (e bisognerà prima o poi pensare seriamente a fare una verticale di tutte le annate disponibili e giudiziosamente conservate in cantina…), vinificato e affinato esclusivamente in acciaio (l’enologa consulente è la maremmana
Graziana Grassini) con ricorso alla criomacerazione e alla maturazione sulle fecce fini per tre mesi.
Un vino che nasce esclusivamente grazie alla felice scelta di un terroir, terreni di medio impasto ricchi di scheletro, posti da 150 a 250 metri di altezza, vigneti allevati a cordone speronato, 6400 ceppi per ettaro, con esposizione nord – nord-est, dove il Vermentino si è splendidamente adattato e dove produce mediamente un chilogrammo di uva per pianta. Ricordando, en passant, il nerbo minerale, la materia polposa, ricca e succosa, del 2008, cui davano profondità e slancio una bellissima acidità, in un tripudio di sfumature di agrumi e miele, di erbe aromatiche, di un salato annuncio di mare (che da Magliano in Toscana dista una quindicina di chilometri) e di una bella profondità, lo splendido allungo del 2010, largo e petroso, dall’acidità indomita e scattante e dall’energia incontenibile, un vino giovanissimo da mettere in cantina, meglio se in magnum e lasciare ancora maturare per coglierlo tra qualche anno, voglio concentrare la vostra attenzione sull’ancor più giovane 2012, solo 12 gradi di alcol, vendemmia anticipata rispetto al solito perché le uve erano mature e l’acidità rischiava di cadere.
Un vino molto interessante e promettente, con margini di evoluzione notevoli, dal colore paglierino brillante di bella intensità, luminoso, ricco di riflessi vivaci, e dotato di un naso vivo, complesso, variegato, con pesca bianca, fiori bianchi, agrumi, sfumature di erbe aromatiche e accenni di miele a scandire il ritmo, accompagnati dal consueto sale e da una nitida pietra focaia. Bocca altrettanto ricca di nerbo, succosa il giusto, di bella ricchezza di sapore, larga, piena, golosa, con la consueta vena salata che dà slancio e verticalità al gusto e invoglia festosamente al bere, in una cornice di perfetto equilibrio, di magnifica freschezza e vivacità. Bevetelo sul pesce, sulle verdure, sulle carni bianche, su quello che volete: Maremma ma...a che buono!