Barmet, vale a dire una piccola cantina in grotta, un "miglioramento" di una cavità naturale, di un anfratto tra le rocce che costellano i pendii scoscesi sui quali vivono le vigne terrazzata di Donnas. C'è Nebbiolo, per la gran parte. Poi Freisa e Neyret in saldo.
Bruno granato scarico, vagamente viscoso, regala al gaudente l'istante estremo di felicità quando il vetro s'offre al naso: nero, spinoso, furioso di frutta rosse e generoso di polveri di materiale rotabile. Meravigliosamente asciutto, costretto, e nello stesso tempo gioiosamente durevole. Notabile la resistenza in quota dell'aroma, che non cede un millimetro alla millesima riprova, ribollendo di generosità nel cavo del bicchiere.
Il sorso s'apre subito, veleggiando leggero su tannini diafani ma ben definiti, in un bassorilievo d'alta ebanisteria. Poi quella linea asprigna, che sa incantare il palato e farlo schiavo. Poi quel finale, saggiamente agrumato, tenuto a lungo in quota dall'ebbrezza fredda delle parti dure.
Costa sette euri, ed è una meraviglia.