IL Semidano di Mogoro è un vitigno antichissimo, forse il più antico: lo
racconta bene Fabio D'Uffizi nel suo viaggio spaziotemporale.
Questo del Il Nuraghe è giallo oro, di non rarefatta viscosità cerulea, e gocce appese.
Il naso è meno prevedibile: sulle note più telefonate di banana e buccia d'arancio si innesta la fumigante riga sulfurea, di blocchi di granito scaldati dal sole. A cercare, un ultimo rintocco di albicocca conservata.
L'assaggio è verde, ed è dolce: liscio all'abbocco, si mantiene dritto su un brivido acido nitido, seppur di moderato acume. Nel mezzo del sorso hai addirittura una sensazione untuosa, che esala verso la fine in agevole freschezza.
Bicchiere innocente, ma godibile.