Non é stata una grande annata, il
2012, per i rosati di quella terra da rosati per antonomasia che è il
Salento. Un caldo torrido, durante la lunga e caldissima estate, ha in qualche modo condizionato le performance dei vini, che sono apparsi, anche nei casi migliori, meno espressivi, soprattutto da un punto di vista aromatico, dei 2011, con una gamma di profumi meno ampia e meno fine e con vini decisamente più caldi, corposi, strutturati (e alcolici) da un punto di vista gustativo.
Ed è per questo motivo che nella nostra rubrica settimanale i rosé salentini, che personalmente amo moltissimo, sono stati meno rappresentati di vini di altre regioni. O, per restare in Puglia, dell’area settentrionale di Castel del Monte, dove il caldo è stato leggermente minore e dove i terreni calcarei hanno conferito ai vini una freschezza e un equilibrio non sempre presente nei vini salentini.
Ci sono però fortunatamente state eccezioni a questo trend, e tra i rosati del Salento, ovviamente base Negroamaro, talvolta con una spruzzatina di Malvasia nera, che più ho apprezzato devo registrare un vino che non conoscevo, e che mi è capitato di assaggiare per la prima volta, rimanendone sorpreso, nientemeno che in Trentino, quando ad inizio settembre mi è capitato di condurre
una degustazione di tre rosati pugliesi, mentre in Puglia, contemporaneamente e in collegamento via skype con noi, degustavano tre rosati trentini.
In quel contesto il
Salice Salentino rosato Rosalbore 2012 della
Cooperativa produttori agricoli San Pancrazio, che per comodità chiamerò tout court
Cantine San Pancrazio, mi sorprese per la sua integrità e la piacevolezza. Elementi che quando mi decisi a saperne di più sulla cooperativa, mi colpirono insieme ad un altro elemento importante, il prezzo molto contenuto, perché
nell’enoteca on line presente sul sito Internet aziendale il vino viene via nientemeno che a 3,04 euro + Iva ovvero 3,71 euro complessivi. Delle Cantine San Pancrazio dirò che sono sorte nel 1961 su iniziativa di 14 operatori agricoli della zona e che hanno sede in San Pancrazio Salentino in provincia di Brindisi.
Il nome originario delle Cantine era però Cantina Sociale di Trepuzzi, in quanto in quel comune era ubicata la prima sede operativa. La struttura che si utilizzava per la lavorazione era quella di un grande ed antico stabilimento vinicolo. Dieci anni dopo l’attività di lavorazione e trasformazione delle uve venne trasferita nell’attuale sede. La cooperativa conta circa 900 soci conferenti, i cui vigneti, estesi complessivamente per 1.000 ettari, allevati in massima parte ad alberello pugliese, sono ubicati nell’agro di San Pancrazio Salentino e Sandonaci in provincia di Brindisi ed in quello di Guagnano e Salice Salentino in provincia di Lecce.
I vini prodotti derivano prevalentemente da uve di varietà Negroamaro e Malvasia Nera, pur non mancando conferimenti di Primitivo, Malvasia Bianca e altre varietà. I vigneti condotti dai Soci della Cooperativa Produttori Agricoli ricadono in prevalenza nell’area di produzione D.O.C. Salice Salentino.
Questo a settembre, ma come si comporta il Rosalbore, caratterizzato da un’etichetta molto vivace e allegra, ora che l’estate è lontana e si avvicina il Natale? Direi molto bene, perché riassaggiato in questi giorni questo Salice Salentino rosato, ottenuto da uve Negroamaro e Malvasia Nera, da vigneti allevati ad “Alberello Pugliese” e controspalliere basse, di età superiore a 30 anni, con produzione inferiore a 100 quintali per ettaro, collocati in terreni pianeggianti di natura argilloso - calcareo – silicei e ottenuto con macerazione pellicolare delle uve per poche ore, a seconda del loro grado di maturazione ed estrazione al momento della svinatura di appena il 30% del mosto, mi ha nuovamente convinto per la sua piacevolezza e la sua integrità.
Colore cerasuolo scarico, tendente verso il melograno ed il corallo, di grande brillantezza e luminosità, si propone con un naso intensamente fruttato e leggermente dolce, che richiama lampone e ciliegia più che ribes, e sfumature floreali, note di macchia mediterranea, liquirizia, e con un gusto rotondo, ben polputo, succoso, dove la piena maturità del frutto si abbina, in una cornice di apprezzabile freschezza, a note che richiamano aspetti più selvatici e terrosi, ad un saldo sostegno tannico, ad una buona lunghezza e persistenza, con un alcol ben bilanciato.
Un rosato salentino che io considero tra i più riusciti del 2012 e che consiglio, in attesa di provare il 2013 tra qualche mese, di bere anche ora, magari alternandolo ad un altro vino ben riuscito della cooperativa, il Salice Salentino rosso Rivo di Liandro (stesso prezzo del Rosalbore il base e ben 4,69 la riserva…).