Se mai hai in mente una gabbia sottile e fredda in cui includere i Vermentino della Riviera di Ponente, prova a fare amicizia con questo Rocche del Gatto: preciso, inciso, rutilante.
Leggi sull'etichetta una di quelle Denominazioni che fai in tempo a finire la bottiglia prima di aver compreso cosa denomina, tanto è vasta e nebbiosa, democratica ed egualitaria al punto da diluire il carattere nel qualunquismo: eppure in questo ambito il Vermentino di Fabrizio de Andreis spicca un volo di personalità che va guardato con rispetto: sia che ci si giovi del suo nerbo sia che si arranchi sui suoi fianchi larghi.
E' giallo dorato, intenso, profondo: ha profumo grosso e forzuto, teso tra i fondi di gozzi tratti all'asciutto e frutta essicate: albicocche disidratate, datteri. Poi qualcosa dell'orto, vegetale e diretto. Parrebbe tutto ammaccato dal tempo: serve l'ultimo colpo di reni, in cui sporge la pesca gialla sciroppata a chiudere in rotondità. Lo spirito si svolge leggero ma presente, su tutto.
L'assaggio: se non avvilito da una temperatura eccessivamente rigorosa riluce di una sferza alcoolica più energica dei 12.5° di targa: abboca subito, poi risale sul sorso liscio e s'apre giusto nel mezzo dove le macerazioni fanno il loro giuoco esprimendo una raspa leggera ma continua, un'esitazione tannica che rilascia le parti dure allungando il finale e regalando quell'ultimo slancio che fino ad ora era mancato.
Un bicchiere personalissimo, per leggere anche un altro modo di fare vino bianco in Liguria.